“Ragazze, non puntate tutto sul corpo, perché non dura”.
Pochi conoscono il percorso fatto da Tosca dopo il famoso Sanremo con Ron, in cui cantò il brano Vorrei incontrarti tra cent’anni. La cantante, ribelle, all’apice della popolarità mandò tutto all’aria e iniziò a dedicarsi ad altri progetti musicali. Nel 2014 ha fondato Officina Pasolini, un laboratorio di formazione artistica, finanziato dal Fondo Sociale Europeo, che vede anche la partecipazione di Niccolò Fabi.
Tosca: dalla Garbatella all’incontro con Ron
Tosca ha recentemente rilasciato un’intervista al Corriere della Sera, raccontando le sue origine nel quartiere Garbatella. “Non voglio fare la retorica della periferia romana, ma era difficile anche sognare. Ho perso tanti amici per droga. Io mi sono salvata perché la vita mi piaceva proprio. E sentivo che il mio progetto di vita era diverso”.
L’incontro con Renzo Arbore, che la sceglie come vocalist, le dà il via. Ma è nel 1996 che raggiunge l’apice del successo duettando con Ron a Sanremo. “Ron è defilato, elegante, dolce, diverso dall’ambiente. E io ero impreparata a tutto il baraccone. Stavo lavorando a un mio disco d’autore. Ma tutti si aspettavano da me che vincessi. Ho provato grande gioia e mi sono goduta la vittoria“. Tuttavia, la gioia è durata pochi mesi, dando spazio ad una crisi profonda che ha evidenziato l’animo ribelle dell’artista.
La crisi di Tosca dopo Sanremo e la sua “ribellione”
“L’anno dopo mi riportarono a Sanremo e scelsero una canzone festivaliera. Io volevo portare un brano su una ragazza di strada, ma mi dissero no, ci vuole una canzone pop. Una vocina mi diceva di non farlo, ma non ho avuto la forza di dire no. Fu un’esperienza molto dolorosa, mi resi conto che non ero io. Nacque la mia crisi“.
La sua ribellione nei confronti del sistema è netta. “Se non conquisti un posto al sole la discografia ti ammazza e ti fa credere che sei fallito. Provai una sensazione terribile. E lì ho preso le distanze. Credo che Officina Pasolini sia il mio più grande successo. È una casa per artisti che rifuggono dalla competizione o comunque dal concetto mors tua vita mea. Non mi piace che sia tutto considerato un prodotto. Quando nelle interviste leggo ‘il mio pezzo per l’estate’, mi viene in mente il bikini. Vorrei regalare a tutti i giovani artisti la libertà, dare a tutti il coraggio di partecipare ad altri campionati. E dire alle ragazze che investire sul corpo è molto pericoloso, si investe su un bene deperibile. Il talento e il fascino, invece, aumenta“.