“Siamo sempre stati affascinati dall’essere qualcosa che non c’era”.
I The Kolors parlano di come è cambiato il Festival di Sanremo, di come è cambiato l’approccio al modo di fruire ma anche di pensare alla musica.
Due epoche differenti
In un’intervista a Il Tempo, quando al gruppo viene viene chiesto quanto e in che modo la più importante kermesse musicale italiana è cambiata, la risposta è lampante: “Ci è sembrato di essere in due epoche diverse. Nel 2018 la gara e la classifica si sentivano molto di più. Tutto quello che succedeva all’Ariston si ripercuoteva sulle radio. Quest’anno, invece, non è stata la stessa cosa. Abbiamo notato che il clima di gara non era poi così forte. Tutti quelli che hanno partecipato hanno preso la propria fetta di torta”. Poi i The Kolors sottolineano che il loro “sogno era andare a Sanremo per consolidare il nostro nuovo suono ripartito da ‘Italodisco’ con l’obiettivo di fare tanta radio. Ed esattamente un mese dopo Sanremo siamo diventati primi in radio. Quindi, a modo nostro, abbiamo vinto il nostro Sanremo come l’ha vinto qualcun altro che non è arrivato primo o secondo. Per me anche Rose Villain e Mahmood hanno vinto Sanremo. E non sono tra i nomi che stavano nelle prime cinque posizioni. La differenza sostanziale è che lo show televisivo dura una settimana mentre la vetrina che offre è diventata ancora più potente“.
L’omologazione della musica
I The Kolors spiegano anche come si è omologata la musica oggi. “Si è un po’ amalgamato tutto in un determinato tipo di sonorità. Non stiamo criticando questo approccio ma noi abbiamo deciso di proseguire in una direzione diversa. Siamo sempre stati affascinati dall’essere qualcosa che non c’era. La nostra ‘Italodisco’, per esempio, cita il genere omonimo ma lo declina al presente. Anche mixando cose diverse si può trovare qualcosa di unico, originale e genuino”.