Don’t Look Up… ma anche Don’t Look e basta
“Non guardate sopra” ma anche “non guardate proprio” sarebbe uno slogan azzeccatissimo per il film di Adam McKay. Lo so, stiamo facendo un salto nel passato, nel 2021 precisamente. Ma se è stato possibile realizzare Don’t Look Up e poi proiettare il finale a 22.740 anni dopo una super apocalisse da cometa esplosa, direi che anche qui è concesso fare qualche piccola digressione. Così mi ritrovai nel mezzo dello streaming oscuro, che il retto film era smarrito e su Netflix mi sono imbattuta in questo rilassante connubio di assurdità, con protagonisti Leonardo DiCaprio e Jennifer Lawrence. Insieme, reduci da colossal come Titanic e Hunger Games, hanno creato la perfetta atmosfera che mescola “l’andrà tutto male” al “può andare sempre peggio”, che tira su il morale nei giorni di pioggia.
La trama poteva benissimo non esserci, tanto paradosso dopo paradosso il film si racconta da sé. Così come i personaggi, caratterizzati come le figurine dei calciatori: statici, collosi e patinati, a volte in pose fotografate che vengono frammezzate al film, così, per fare scena e creare quel giusto distacco nello spettatore. Un distacco prettamente di retina, sia chiaro. Adesso andiamo a vedere perché non vedere è meglio che non guardare né sopra né sotto… scusate il gioco di parole.
C’è una meteora gigante? “Chissenesbatte”
Leonardo DiCaprio, alias il dottor Mindy, lavora all’Università Statale del Michigan come docente e per questo non lo prende sul serio nessuno. Una sua studentessa, Jennifer Lawrence, alias Kate Dibiasky, fa una scoperta straordinaria: una cometa di un diametro di nove chilometri è in rotta di collisione contro la Terra! I due fanno i calcoli per capire quanto tempo ci vorrà per l’impatto: ebbene ci sono scarsi sei mesi di tempo per porre rimedio alla cosa. Bene ma non benissimo. La buona notizia è che la cometa si chiamerà Dibiasky e nessuno dopo il suo passaggio potrà mai saperlo. Il dott. Mindy si mette in contatto con il governo e spiega la situazione al dottor Oglethorpe (per tutti Teddy), capo dell’Ufficio di Coordinamento della Difesa Planetaria a Washington. Così con lui e Kate finiscono a parlare con il Presidente degli Stati Uniti, Janie Orlean. Se Meryl Streep nei panni di Miranda Priestly ne Il diavolo veste Prada si era dimostrata una st****a arrivista ma intelligente nelle scelte, in Don’t Look Up nel ruolo dell’Orlean è sempre st****a ma con la prontezza mentale di un cetriolo. Eh sì, perché quando le viene detto che l’umanità rischia l’estinzione per l’imminente impatto con il grande asteroide la reazione è verosimile come quella degli asini che volano: “Vabbè, prima di fare qualcosa aspettiamo altre tre settimane che finisce la campagna elettorale”.
Non solo il Presidente mostra curiosi segni di mancanza di materia grigia, ma ha anche un figlio, capo del gabinetto (non sappiamo se quello degli uomini o delle donne) che sembra Alan uscito da Una notte da leoni, ma meno simpatico. Ignorante come non una ma due capre, riesce a fare battute fuori luogo in ogni momento e in ogni dove e a risultare molesto dal primo momento. Tanto per gradire, insieme a questi personaggi buttati lì a casaccio, sembra che un po’ per tutti la fine del mondo sia un bel gioco o una trovata pubblicitaria. Fatto sta che nessuno si fila i tre scienziati che cercano di gridare a gran voce l’apocalisse imminente. C’è un colpo di scena che, però, tira un po’ su il morale a tutti: il Presidente degli Stati Uniti ha infine deciso di risolvere la questione cometa. Perché? È un’occasione per raccogliere voti. Evviva, basta che qualcuno fermi quel coso volante insomma.
Come passare gli ultimi sei mesi di vita…
Mentre il tempo passa e si avvicina la cometa che distruggerà tutto, Kate è stata presa per pazza perché in TV ha gridato a gran voce che “moriremo tutti”. In più il suo ragazzo giornalista la lascia e scrive un libro su di lei in cui celebra fantomatici disturbi psichiatrici. Tanto per gradire i genitori la buttano fuori casa. Teddy, un po’ desautorato delle sue mansioni, continua a preoccuparsi per l’impatto ma non capiamo bene che fa, a parte ogni tanto sollevare cortei di protesta per cui nessuno lo punisce. Sì, perché Kate, oltre tutto, è stata pure incappucciata e portata via dall’FBI per procurato allarme. Che le hanno fatto? Ma niente. L’FBI in Don’t Look Up sembra divertirsi solo a organizzare finti rapimenti… che burloni!
Alla fine quello che sta meglio è il dott. Mindy che dopo la partecipazione a un programma è diventato un volto simpatico al pubblico e per questo ospitato in più trasmissioni. Viene pure scelto per prendere il comando del progetto che dovrebbe distruggere la cometa e salvare la Terra. Non solo, mette le corna alla moglie, con la quale ha due figli, per intraprendere una relazione di una mediocrità che atterrisce con la conduttrice del programma che lo ha lanciato. Ormai star televisiva, sembra pure dimenticare la faccenda dell’apocalisse. A questo punto, però, Adam McKay ha avuto una vera illuminazione: quando finalmente il lancio delle navette e dei satelliti carichi di esplosivi nucleari è partito e l’asteroide sta per essere distrutto… super suspense… decide di far annullare la missione e far tornare tutto indietro. Cioè? Nel vero senso della parola: navetta, satelliti, cariche esplosive, erano partire, poi come macchinine telecomandate sono tornate indietro e basta. Perché? Perché il terzo uomo più ricco al mondo, magnate di un’azienda di super smartphone, certo Peter Isherwell, dice che l’asteroide è pieno di materiali preziosi che bisogna estrarre per mettere fine alla fame nel mondo. Mmmmh… e così la storia ancora non è finita.
Non finisce nemmeno quando sembra finita
Insomma, tutto è tornato indietro e quindi che si fa? Niente, ci si affida al magnate degli smartphone che con una nuovissima tecnologia mai testata vuole far esplodere, solo quando è molto vicina, la mega-cometa, per farla in mille pezzi ed estrarne le ricchezze. In tutto ciò il resto del mondo che ne pensa? Al solito, a parte l’America, come in ogni film americano che si rispetti, nessuno ha voce in capitolo su niente, soprattutto sulla fine del mondo. Il dott. Mindy, Kate e Teddy, a questo punto non sono proprio felicissimi e ormai senza ritegno (in barba agli scherzi dell’FBI che ogni tanto incappuccia qualcuno) urlano a gran voce la catastrofe imminente. Solo che, come dire… i sei mesi sono passati, siamo proprio a ridosso della caduta della cometa. Il risultato è che anche il dott. Mindy viene buttato fuori dal progetto per aver sollevato questioni di carattere scientifico, cose tipo test, verifiche, percentuali… quella roba che servirebbe per stare tranquilli, ma della quale non importa a nessuno.
A proposito, “inaspettatamente” il piano del magnate degli smartphone fallisce e la cometa è in rotta di collisione con la Terra. La buona notizia è che il film è quasi finito. I tre scienziati nel giorno dell’apocalisse si incontrano per una cena a casa del dottor Mindy che intanto, sulla scia dell’estinzione della razza umana, si mette alle spalle con la moglie la faccenda del tradimento ed è tutto amore di nuovo. Una cena in cui si parla del più e del meno (tanto è un giorno qualunque), in cui il dottor Mindy riceve pure una chiamata del Presidente che gli propone di salvarsi: c’è una nave spaziale attrezzata che può contenere fino a duemila persone e lui è invitato e può portare con sé chi vuole. Che fa a questo punto Mindy? Rifiuta, sembra logico. Meglio morire disintegrati dall’impatto con la cometa insieme alla sua famiglia piuttosto che cercare di salvarsi. Che scelta azzeccata. E infatti ciaone, muoiono tutti.
Arriva la cometa, come ormai previsto da sei mesi, si schianta sul pianeta e provoca una seconda estinzione, tipo quella dei dinosauri. La nave spaziale intanto è partita da un pezzo, ma la Presidente si è dimenticata il figlio scemo sulla Terra. Quindi? Quindi, mentre tutti sono super disintegrati, ambiente urbano incluso, da sotto le macerie tale capo del gabinetto riemerge, illeso e con il cellulare in mano per fare un video in diretta e autoproclamarsi ultimo uomo sulla Terra. Da una parte è un sollievo che non ce ne siano in giro altri come lui. Dall’altra capiamo perché 22.740 anni dopo, quando l’astronave sbarca sulla Terra, non c’è alcuna forma di vita umana, ma solo natura incontaminata e strane creature simili ai primi dinosauri. Comunque, un’altra faccenda che non capiamo benissimo è perché mai, dopo la crioibernazione, tutti i risvegliati si aggirino nudi su un pianeta ormai sconosciuto e potenzialmente pericoloso. Cioè, Adam McKay, illuminaci: era forse per ricreare una scena stile Eden? Non l’abbiamo capito. Fatto sta che uno di questi dino-cosi che abitano il pianeta si mangia il Presidente e per questo almeno possiamo ringraziarti. Ah, i dino-cosi stanno anche circondando gli altri uomini e donne nudi… probabilmente verranno tutti mangiati. Se da una parte questo garantisce l’assenza di un sequel, dall’altra ci chiediamo dunque quale sia il preciso senso di Don’t Look Up. Forse gli uomini, con le loro scelte sbagliate non fanno altro che distruggere la Terra? Chiaro… un po’ come certi film, che ha furia di produrli non si fa altro che distruggere il cinema, ha senso. Insomma se l’avete già visto mi spiace, se ancora non vi è capitato, fatevi un regalo: Don’t Look, e basta.