“Ho sempre inteso il perdono come qualcosa che può dare solo Dio”.
Raul Bova si è recentemente raccontato in una nuova intervista a Vanity Fair. L’attore ha parlato del nuovo spettacolo nel quale è impegnato, Il nuotatore di Auschwitz, al Teatro Parioli il 27 novembre e anche del rapporto con i personaggi che interpreta. Di Don Massimo, entrato a far parte delle ultime stagioni di Don Matteo, rivela che la caratteristica che gli piace è che sia un prete imperfetto, umano. Spinto a trovare dei punti in comune, si riferisce al perdono come a un gesto importante ma tuttavia “qualcosa che può dare solo Dio”. Approfondendo il discorso, Raul Bova ha parlato di quelli che sono stati i suoi punti di riferimento, in particolar modo suo padre, e di come vorrebbe che i suoi figli un giorno lo guardassero con gli stessi occhi con cui lo guardava lui.
Don Massimo e il perdono
“Al di là del dato oggettivo di una serie, che può risultare accattivante o meno per un certo tipo di pubblico, posso dire che la gente ha apprezzato una fiction che si sta rinnovando e cerca di stare al passo con i tempi, affrontando addirittura un passaggio di consegne importante”. Parlando di Don Massimo, Raul Bova ci tiene a sottolineare i suoi punti di forza: “Don Massimo è un prete imperfetto, umano, che ha la possibilità e la voglia di crescere, e questo mi piace molto di lui. Senza contare che nelle puntate parliamo spesso di perdono e di seconde opportunità”. E a proposito del perdono: “Ho sempre inteso il perdono come qualcosa che può dare solo Dio: noi possiamo solo comprenderlo e, nel caso, accettarlo per come siamo. Perdonare significa tante cose: accettare lo sbaglio di una persona, ma anche mettere da parte il rancore e l’orgoglio”.
I punti di riferimento
“Da piccolo avevo paura di non lasciare niente a questo mondo”, confida Raul Bova. “Pensavo che la vita dovesse per forza lasciare qualcosa. Sono guarito quando ho capito che, anziché l’ossessione di lasciare, bisognava avere la voglia di lasciare”. Quando gli viene chiesto quali siano stati i suoi punti di riferimento, il primo nome è quello di suo padre: “Il primo tra tutti è stato mio padre, che ho contestato e con il quale mi sono anche scontrato a volte. Nel suo complesso è stato un esempio importantissimo, gli volevo tanto bene”.
L’attore dice di sperare di essere visto così, un giorno, dai propri figli. “Avendo quattro figli, mi piacerebbe che un domani pensassero di me quello che io pensavo di mio padre. Faccio un lavoro molto esposto, ma questo non vuol dire che devo comportarmi da santino, anzi. Il fatto di sbagliare e di ammettere di aver sbagliato fa parte dell’essere umano e penso che sia un valore aggiunto”.