L’attore approda a Milano nei panni del Marchese del Grillo.
Lo show teatrale Il Marchese del Grillo, per la regia di Massimo Romeo Piparo e con protagonista Max Giusti, arriva a Milano dove sarà in scena al Sistina Chapiteau a partire dal prossimo venerdì 26 gennaio. Giusti veste i panni di quello che è, di fatto, un personaggio iconico della romanità, un nobile carismatico, irrimediabilmente ozioso, dispettoso e sfrontato: il Marchese Onofrio del Grillo: “Sono orgoglioso di interpretare ‘Il Marchese del Grillo’ a Milano, perché Milano è stata per tanti anni la mia compagna di tantissime avventure. Negli anni ho visto anche un’enorme trasformazione: Milano in questo ci dà un grande insegnamento, le città migliorano e cambiano ed io qui mi sento sempre un po’ un passo avanti” dichiara Giusti. Il comico frequenta il capoluogo meneghino stabilmente dal 2002, dai tempi di Quelli che il calcio.
Milano costa troppo
Tuttavia, sembra che Milano non sia esattamente la città ideale per vivere, secondo Max Giusti. Intervistato dal Corriere della Sera, ha infatti dichiarato: “Milano si è messa a correre ma si è dimenticata di quelli che pedalano. Troppi fanno fatica”; cosa che mette a confronto con la Capitale sottolineando che “Milano corre e Roma sta ferma, avrebbe bisogno di questo spirito di iniziativa. Invece a Roma siamo quelli che ‘noi non facciamo le Olimpiadi perché non siamo in grado di garantire che negli appalti non ci saranno problemi’…”.
Eppure, c’è un ma. “La vita è troppo cara a Milano. Ristoranti dove mangi benissimo ci sono, però servono 80 euro a persona e non è sostenibile. Questa città ha fatto cose pazzesche, è pure diventata turistica: Milano turistica più di Roma! E vogliamo farla diventare come Manhattan, dove se non sei straricco non ci puoi vivere? Mangiare a Roma costa il 60 per cento di quello che spendi a Milano”.
Forse l’unica soluzione è prenderla davvero come farebbe il Marchese del Grillo, perché, come recita una battuta del film: “Il marchese del grillo non chiede mai sconti: paga o non paga e io nun te pago“.