Lettera di 200 specialisti nel settore documentari inviata a Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano per scongiurare il ventilato taglio ai fondi per il cinema.
Dopo le polemiche sui tagli e sulla riforma del credito d’imposta, ora è arrivata una lettera dei documentaristi italiani per il Ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, come riporta il quotidiano Domani.
“Chiediamo una redistribuzione dei fondi culturali con una sezione specifica del Ministero dedicata ai documentari, che hanno un processo creativo e produttivo molto diverso dal cinema di finzione. Lanciamo questo appello pubblico in un periodo critico, aggravato dai recenti tagli finanziari annunciati dal Ministro Sangiuliano. Queste misure, infatti, hanno ulteriormente intensificato le preoccupazioni riguardo al futuro del nostro settore. Ci teniamo a sottolineare come, negli ultimi anni, il Ministero della Cultura abbia decisamente favorito il cinema di finzione, sia in termini di contributi selettivi, sia per quanto riguarda il credito d’imposta, in cui i documentari hanno ottenuto solo il 6% nel 2022. Parallelamente, il nuovo Contratto di Servizio Rai 2023-2028 non ha finora definito un ruolo specifico e chiaro per il documentario, rischiando di escluderlo completamente dalle future produzioni e trasmissioni per i prossimi 5 anni”.
Attualmente sono circa 200 i documentaristi che hanno sottoscritto l’appello, facendo presente che l’attuale produzione di documentari in Italia è concentrata in poche mani e riguarda sempre gli stessi ambiti commercialmente più appetibili.
“L’idea di un’età dell’oro dei documentari è un mito alimentato dalle piattaforme di streaming. Questi , però, tendono a concentrarsi su temi popolari come la criminalità o la celebrità, spesso attraverso società di produzione con legami con l’estero che, è importante notare, hanno ampio accesso ai finanziamenti pubblici . L’essenza del documentario indipendente, che si concentra su questioni sociali, culturali e politiche cruciali, rischia di essere soffocata. La situazione per i documentaristi indipendenti è preoccupante: i finanziamenti per lo sviluppo, la produzione e la distribuzione sono praticamente inesistenti per i documentari, rendendo quasi impossibile sostenere una professione in questo campo”.
“Nonostante gli ostacoli, continuiamo ad alimentare la cultura e il dibattito sociale attraverso il nostro lavoro”. – conclude la lettera – “I documentari indipendenti non solo sfidano i pregiudizi ma rappresentano un pilastro fondamentale per una sana democrazia, fornendo una prospettiva critica spesso assente nei media mainstream. Il documentario italiano, eccellenza riconosciuta a livello mondiale, è una presenza costante e acclamata nei festival internazionali, ottenendo ogni anno importanti premi e riconoscimenti nel mondo dei festival documentari e cinematografici. Ciò dimostra l’importanza e la rilevanza del documentario italiano sulla scena mondiale, nonostante i piccoli investimenti rispetto ai film di finzione. Inoltre è un settore composto per lo più da piccole realtà produttive che frequentano i mercati internazionali, spesso l’unica forma di finanziamento possibile”.