“Ero come due persone diverse nello stesso corpo“.
41 anni. questa è l’età che dichiara di avere Gianna Nannini. Perché? Lo ha spiegato in un’intervista a Vanity Fair in cui ha definito il 1983 come un anno cruciale: “Nel 1983 sono morta e poi nata di nuovo, e oggi quindi ho 41 anni”. Fresca di pubblicazione del suo ventesimo album, Sei Nel L’anima un album di 11 brani inediti. Gianna Nannini racconta anche del rapporto con Penelope, la figlia preadolescente: “Adora Taylor Swift, conosce tutte le sue canzoni. mi dice che sono cringe, imbarazzante Poi me ne dice un’altra… boomer, sono vecchia. L’ageismo ce l’ho in casa”.
La pressione psicologica e la perdita di sé
“Sono nata nel 1983, senza genere. E questo lo dico subito per evitare la solita domanda se amo le donne o gli uomini, ho già risposto, ho amato donne e uomini. C’è un prima e un dopo il 1983. Nel 1983 sono morta e poi nata di nuovo, e oggi quindi ho 41 anni“. Gianna Nannini definisce la prima parte della sua vita come “dolorosa”: “Ci sta dentro il rapporto conflittuale con mio padre, che sperava restassi a casa a lavorare nell’impresa dolciaria, poi la fuga a Milano e l’inizio nella musica, il successo in Germania. Mi chiedevano sempre di scrivere delle ‘hit’, ma non si scrivono a comando. Infatti, sono arrivate quando dovevano. Ma il problema è che questa pressione mi ha creato un tilt celebrale e la ‘follia’ è qualcosa di terribile perché non disponi più di te stessa e di un matto si approfittano tutti. Cosa che mi è successa“.
L’emarginazione a causa dell’età
A trent’anni, la Nannini si trovò ad affrontare la disapprovazione di alcuni che la consideravano “vecchia” per il rock: “Mi volevano sostituire con un’altra perché dicevano che non funzionavo più. Era previsto che a trent’anni non andassi più bene, ero vecchia per fare rock. La pressione del successo ti crea uno stato d’animo che ti sbarella, poi mi hanno dato qualche cosa, non so che cosa, e ho perso la conoscenza di me in quel momento. Io non ho risposto più di me per venti, trenta giorni non sapevo più chi ero, una crisi che mi ha lasciato con la paura di ricaderci per un po’“.
Poi racconta ancora Gianna: “Sono morta e sono nata di nuovo. Ero come due persone diverse nello stesso corpo: una se ne è andata per sempre in quel 1983. Non so neanche io come ne sono uscita. Ora voglio raccontare questa storia perché vorrei dire che non tutto mi è andato bene nella vita, è stata anche molto dura. Poi è andata molto meglio, oggi sto bene.“
Contro l’ageismo e le discriminazioni
“C’è chi discrimina le donne per la loro età, le esclude, invece bisogna avere rispetto. L’ageismo, tra le etichette – tutte fanno male – è quella più subdola: perché è violenta e silenziosa allo stesso tempo. La questione dell’età è interessante: c’è chi crede all’anagrafe, io credo all’anima. È il mio nuovo motto: la morte è obbligatoria, ma l’età è facoltativa. Io potrei essere anche del 1889, come anima, ma ho 41 anni. E non lo dico per tirarmi giù gli anni, perché voglio sembrare giovane. Delle rughe me ne frego. Facevo prima a farmi il lifting, ma non lo faccio, mi sono fatta il “lifting interiore”. Per me è importante che le persone capiscano questo concetto. Se riesci a credere all’età che hai, tutto è più libero. È un fatto emotivo, l’anima: ognuno di noi emana una vibrazione, che resta per sempre, è eterna. A me succede quando canto“.