Sulla scelta di Sangiovanni: “Lo comprendo”.
Gianluca Grignani si è raccontato in un’intervista a Il Messaggero, alla vigilia di un appuntamento importante: tra quindici giorni inizierà a registrare il suo nuovo disco, a dieci anni di distanza dall’ultimo A Volte Esagero. Nell’intervista, a riguardo della scelta di Sangiovanni di prendersi una pausa dalla musica, Grignani esprime la sua comprensione, pur sottolineando la differenza tra le loro esperienze.
“Se sono ancora qui, è un miracolo”
“Se avesse vissuto quello che ho vissuto io agli esordi, a quest’ora sarebbe morto di fatica. Io ho vissuto una cosa che in Italia si vedeva ai tempi di Celentano e che poi non si è più vista: quando andavo a presentare i dischi, le città si bloccavano per via dei bagni di folla. Però, lo comprendo. Io mi sfogai con ‘La Fabbrica Di Plastica’: se sono ancora qui, è un miracolo. A un certo punto ho pensato di dover morire per essere compreso. Sia chiaro: non ho mai pensato a gesti estremi, ma pensavo: ‘Forse mi capiranno solo quando sarò morto”.
Il tour per l’Italia con Residui Di Rock’n’Roll
Un nuovo inizio, dopo una vita vissuta sopra le righe, mentre è in tour per l’Italia con lo spettacolo Residui Di Rock’n’Roll. Il titolo è un riferimento alla vita molto rock di Grignani, fatta di eccessi e trasgressioni, ma anche di grande passione per la musica: “Ero a fare un ospitata in radio con Fiorella Mannoia e Gigi D’Alessio. Mi cadde dalla tasca una cartina sospetta. Mi guardarono basiti. Io sorrisi: ‘Che c’è? Sono solo residui di rock’n’roll’”.
Nella data zero del tour, Gianluca Grignani si è sfogato con la sua band, salvo poi ringraziarli via social, spiegando di volere loro bene.“Non mi sono arrabbiato. Io coccolo, più che sentirmi coccolato. Sono sempre per gli altri, solo per gli altri. Anche troppo. Sono un finto difficile. La verità è che sono troppo buono. E infatti se ne approfittano”.
Grignani ha già in mente come celebrare i trent’anni di Destinazione Paradiso, la sua canzone manifesto, con un tour internazionale: “Andrò in tour in Sud America. E mi piacerebbe suonare sui palchi dei festival rock europei. Il fatto è che quel disco uscì in un periodo in cui i social non esistevano e per la musica italiana era difficilissimo imporsi a livello internazionale. Oggi con i social, vedi il caso dei Come si chiamano? (“I Maneskin”, gli suggerisce qualcuno dall’altra parte del telefono, accanto lui,) Vabbè, quelli. Bravi, bravissimi. Però hanno avuto la fortuna di uscire nell’era dei social: in un attimo arrivi ovunque”.