“Sto portando il messaggio del rap con una musica che arriva a tutti”.
Ghali parla della sua musica, della carriera, della confusione dei giovani e del rapporto con la politica. In un’intervista a Vanity Fair (in edicola il 14 ottobre) il rapper racconta il suo mondo: “Il termine ‘giovane’ è usato come una categoria monolitica, come se i giovani fossero un unico blocco. Mi viene in mente quando gli anziani ti dicono: vai tranquillo, che tanto sei giovane. Come se avessi tanto tempo davanti per uscire e rientrare sulla strada giusta. Però quello che stanno vivendo oggi i giovani è incomprensibile per i più grandi. I giovani sono molto incerti sul proprio futuro e lo capiscono molto presto”.
La strada per trovare la propria voce
Ghali rappresenta in qualche modo le seconde generazioni, e ciò comporta anche una ‘responsabilità’. “Io volevo solo fare musica, però sapevo anche che un giorno avrei potuto fare la differenza e raccontare una storia diversa”, ha sottolineato il cantante. “Quando da piccolo avevo i miei idoli musicali non c’era nessuno che parlasse di me o di quelli come me. Poi in strada ho conosciuto il rap: mi è sembrato il modo più semplice per raccontarmi. Così ho smesso di cercare qualcuno che mi rappresentasse perché avevo trovato la mia voce”. Però sottolinea che l’etichetta di idolo generazionale gli sta stretta “perché sono un essere umano anche io. Di natura sono una persona che tende ad andare in profondità, perché quello è il mio posto. Però ogni tanto mi piace stare in superficie e voglio fare comunque musica, quindi ne esce musica priva di messaggi profondi. Vorrei potermelo permettere senza far rimanere male nessuno“.
Politica e temi sociali
Ghali è un’artista che si espone, sia su temi politici che sociali e alla domanda: “Ti pesa che i tuoi colleghi raramente prendano posizione?”, il rapper precisa: “Mi pesa, anche perché tanti di quelli sono miei amici e ci rimango male. Collegandomi a questo discorso, ci sono anche alcune riflessioni che ho fatto sul rap, che secondo me è morto. Mentre per tanto tempo si è puntato il dito contro chi fa musica per tutti, il pop. Io invece sto portando il messaggio del rap con una musica che arriva a tutti: ed è la cosa più rap che si possa fare. Parlo di certi argomenti nelle canzoni perché ne parlo veramente tutti i giorni. Però non posso nemmeno biasimare chi non lo fa, ognuno è libero di fare musica come vuole, nessuno è obbligato a veicolare un messaggio”.