“Fallout” di Jonathan Nolan

"Fallout" di Jonathan Nolan.

Come affrontare l’apocalisse nucleare con tatto ed educazione.

Cosa si esclama quando esplosioni nucleari riducono il mondo a un cumulo di macerie radioattive e creature submutanti si aggirano come assassini amazzatutto? Ma chiaramente “okey-dokey”, l’equivalente dell’italiano “accipicchia”. E quando si scopre di non essere i soli superstiti, di non dover ripopolare nessun pianeta dopo essere stati rinchiusi per una vita in una super struttura antiatomica (dopo il fallout) chiamata Vault? Sempre okey dokey. D’accordo… ma quando poi viene fuori che tutta la storia che si è imparata non esiste, che non esiste nemmeno il denaro ma tappi di bottiglia e baratto selvaggio di tutto, organi inclusi, che governa il nuovo mondo? Okey dokey.

Fallout, la serie firmata Jonathan Nolan per Amazon Prime Video è insomma il manuale perfetto per affrontare l’apocalisse con classe. Non a caso protagonista di questa vicenda è Lucy MacLean, educatissima abitante del Vault 33, che sega teste con il rispetto di una scolaretta che alza la mano per parlare. Tratta dal popolare e omonimo videogioco di ruolo del 1997 creato da Geneva Robertson-Dworet, vediamo come la classe non è acqua e soprattutto come un “per favore” e un “grazie” di fronte a una ricaduta radioattiva possano fare la differenza. Ah, a proposito: fallout letteralmente significa ricaduta radioattiva, quel fenomeno simpaticissimo per cui dopo l’esplosione di una bomba atomica tutto intorno diventa radioattivo grazie alla ricaduta del materiale esploso e poi delle polveri fini. Un fenomeno educato e gentile, quindi, che non fa sentire nessuno escluso: scorie per tutti!

“Okey-dokey” a tutti

Per Lucy MacLean le cose andavano a gonfie vele: felice e tranquilla nel suo Vault 33, tra persone educatissime come lei, non c’era giorno che non ricevesse o facesse cortesie a qualcuno. La ragazza, figlia del soprintendente del Vault, studiosa ed esperta pure di combattimento, tecniche di sopravvivenza e roba così (che lì si impara all’asilo), è felicissima soprattutto di ripopolare il pianeta. Dopo aver consumato con cugini vari del Vault (in mancanza di altro DNA), finalmente Lucy viene data in sposa a uno sconosciuto per procreare in santa pace. Subito dopo il matrimonio, i due vanno nella loro nuova casa-stanza e di fronte alla prestanza fisica di lui Lucy non può non trattenere un appropriato okey dokey! E via d’amplesso.

Niente di più romantico, non fosse che la porno-fiaba viene spezzata da una tremenda rivelazione: il bracciale di Lucy (una roba che hanno tutti nel Vault, supertecnologica, che ti dice tutto ma proprio tutto) registra un picco di radioattività. Il tipo sconosciuto (chi l’avrebbe mai detto dopo tutto quell’amore) è un abitante della superficie, cioè uno di quelli che abitano fuori dai Vault, nel mondo mega-radioattivo. E niente, lui cerca di uccidere lei, lei combatte, si salva, scappa, va dove si era svolta la cerimonia e dove attualmente gli invitati vengono malamente uccisi. Lucy scopre che suo padre è stato rapito e così si mette in testa di uscire dal Vault per andare a cercarlo.

Fuori dal Vault

In un mondo radioattivo dove pochi sopravvivo… no, scusate. Precisamente qui siamo in America. Nel mondo invece non si sa che succede: se sono vivi, sono morti, sono sottoterra dentro qualche Vault o in orbita nello spazio. Il mondo di Fallout è l’America e non frega niente a nessuno se qualcun altro nel globo abbia salvato la civiltà, risolto la faccenda della radioattività e simili. Chiarito questo, dicevamo che Lucy voleva uscire là fuori e dunque l’ha fatto. Davanti a lei si alternano paesaggi che vanno dal deserto alle foreste come se Egitto e Amazzonia fossero una cosa sola e, tra un cratere e l’altro, dappertutto, ci sono edifici che si reggono in piedi per non si sa quale criterio ingegneristico. Ad ogni modo, se tutti si aspettano di vedere terribili conseguenze per Lucy, visto il bracciale che continua a segnalare presenza di radioattività da tutte le parti, allora stanno perdendo tempo: l’abitante del Vault 33 (quindi nata lì, in ambiente sterile, sempre lì cresciuta eccetera cose) è incolume. Questo nonostante sia evidente che intorno a lei le cose siano un pochino più complicate, tipo il fatto che ci siano persone con orecchie al centro della fronte o insetti mutanti grandi come cani Maremmani, o ancora, i Ghul.

Ecco, i Ghul sono in realtà persone un sacco sfortunate che dopo una doccia di radiazioni hanno perso il naso, trovandosi con due buchi in mezzo alla faccia. Inspiegabilmente però hanno acquisito l’abilità di risanare il proprio corpo e dunque non morire e se perdono pezzi di dita, per esempio, possono risolvere tutto con semplice ago e filo. Insomma, i Ghul sono un po’ delle sarte mutanti. Per non morire e non trasformarsi in esseri ancora più bizzarri, però, questi Ghul devono iniettarsi una sostanza che non ci è dato sapere. Come se la procurano, direte voi, se il mondo-America è collassato e quindi le industrie farmaceutiche pure? Boh, sembrerebbe ce ne siano scorte un po’ dappertutto, barattate per bottoni e organi umani.

Ad ogni modo, dicevamo che Lucy sta bene. Anzi, fa pure un simpatico incontro con un uomo e un cane, quest’ultimo che le salva la vita mangiando un’enorme blatta che stava per mangiare lei nel sonno. Come ringraziamento Lucy, tra un okey-dokey e l’altro, sega la testa del padrone del cane e se la porta a spasso come uno zainetto. Ma perché? Beh… non per fare un gioco di parole, ma perché l’uomo aveva una taglia sulla testa, dato che nella testa aveva un micro-dispositivo per attivare una super tecnologia in grado di ridare energia al globo-America, ripristinando la corrente elettrica e tanta roba. Chi vuole la testa tanto da metterci sopra una taglia? In realtà, la vogliono tutti ma la taglia l’ha messa una certa Moldaver che ha rapito pure il padre di Lucy.

Perdere la testa nell’eros post-nucleare

In fin dei conti si potrebbe dire che Fallout è una grande caccia al tesoro dove tutti inspiegabilmente (senza tecnologia, senza nemmeno l’acqua potabile, senza casa, senza salute e soprattutto senza senso) sanno che la testa da cercare è proprio quella del tizio. Beh, in fin dei conti c’è un indizio: un identikit creato da non si sa chi e diffuso in nessun dove che tutti conoscono. Ma non stiamo a lambiccarci il cervello su piccoli dettagli e vediamo invece come Lucy incontra Maximus che cerca pure lui la testa. Maximus fa parte della Confraternita d’Acciaio che per qualche ragione ha delle super armature robot. Che roba è? Niente, si sono create delle fazioni e ciascuna vuole accaparrarsi la testa. Ad ogni modo Maximus è gentile con Lucy, Lucy è gentile con Maximus e insieme si trovano a fare il viaggio verso la testa: lui per fare colpo sulla Confraternita, lei per usarla come riscatto per liberare suo padre.

I due inevitabilmente si innamorano. Ora, si capisce che dopo una guerra nucleare la libido un po’ va a farsi benedire, ma in Fallout si è completamente suicidata. Il culmine dell’attrazione tra i due personaggi si raggiunge quando lei chiede a lui se vuole fare sesso e lui risponde con una metafora che è ai limiti del surreale, paragonando il suo pene a un enorme brufolone che si gonfia, scoppia e fa un casino dappertutto. Sarà colpa delle radiazioni, di tutta quella violenza, del fatto che gli organi delle persone si siano spostati in luoghi strani, ad ogni modo questo è il punto in cui nasce del tenero tra Maximus e Lucy, perché lei, in tutta risposta, con un sorriso cortese, risponde okey-dokey. Ah, nel frattempo la faccenda della testa continua e per tutte le puntate non fa che essere persa e ritrovata.

Tutti se la prendono nel Ghul… ehm, col Ghul

Abbiamo già detto che i Ghul in Fallout sono dei poveri disgraziati. Quello che non abbiamo detto è che ce n’è uno, di duecento anni, che è un super assassino-ex cowboy-pistolero-attore-marito della tizia che lavorava nell’azienda che ha inventato i Vault. Ecco, lui pure cerca la testa per guadagnare cose da barattare (tappi? organi?) per comprarsi le dosi di quella roba che non ci è dato sapere che si deve iniettare. Ad ogni modo lo chiamano tutti Il Ghul (viva la fantasia!). Il Ghul incontra pure Lucy che è così gentile che, per ricambiare, lui la lega e la utilizza come esca per attirare un mostro acquatico che potrebbe divorarla. Più lei è gentile più lui cerca mezzi per farle capire che c’è stata l’apocalisse nucleare e c’è poco da essere gentili. Le taglia pure un dito, dopo che lei gliene stacca uno a morsi. Ah, non ci pensa due volte a portarla in un posto dove asportano gli organi e in cambio ti danno quella sostanza che serve a ogni Ghul. Insomma, tra scambi di convenevoli e violenze di vario tipo, i due alla fine si separano perché Lucy riesce a fuggire.

Si ritrovano, però, sul finale quando decidono di partire insieme come due grandi amici. Perché? Boh. Fatto sta che tutti se la prendono con Il Ghul quando alla fine appare chiaro che sia Il Ghul a essersela presa in quel posto. Infatti lui era un attore felice prima della mega guerra nucleare: sua moglie lavorava per la Vault-Tec, azienda dei Vault, e aveva anche una figlia. La moglie però non era proprio uno stinco di santo visto che era d’accordo a provocare la guerra nucleare per aumentare i profitti dell’azienda. Adesso… perché loro non sono con lui e non sono Ghul? Sappiamo solo che Il Ghul le cerca e che ci saranno altre stagioni per questo. Ad ogni modo lui aveva tutto e dopo l’esplosione non è rimasto nemmeno con un palmo di naso perché il naso non ce l’ha più. Alla fine della storia, nonostante gli omicidi vari e truculenti che commette, la serie ci dice che Il Ghul ha un lato buono e tanto basta.

Ora gli episodi della prima stagione sono otto e ci sarebbero tante altre cose da dire ma perché togliere il piacere di incastrare i tasselli mancanti? Soprattutto, perché scrivere venti pagine su Fallout quando fuori c’è il sole e ancora nessuna avvisaglia di apocalisse nucleare? Ad ogni modo una cosa l’abbiamo imparata: davanti una ricaduta radioattiva, un okey-dokey al giorno leva la mutazione genetica di torno.