Ermal Meta: “Avevo attacchi di panico anche sul palco”

Ermal Meta: "Avevo attacchi di panico anche sul palco"

“Se vi sentite così, non rimanete in silenzio, raccontate”.

Ermal Meta ha raccontato di aver sofferto di attacchi di panico per circa due anni, proprio nel momento di maggior successo della sua carriera. Ospite a Verissimo ha condiviso con Silvia Toffanin la gioia di diventare papà per la prima volta a giugno.

Diventerà papà

La sua compagna, Chiara Sturdà, è incinta di una bambina che nascerà a giugno e si chiamerà Fortuna Marì, un nome che per il cantautore ha un significato: “Un nome importante ma rappresenta quello che è per me e la sua mamma. Per noi rappresenta questo, una fortuna. Non potevo non dedicare il mio disco a lei. L’abbiamo scoperto nel frattempo che avevo iniziato a lavorare al disco. Sono congelato e felice, sono anche io in attesa di vedere il suo viso. Eravamo insieme, era l’11 ottobre dell’anno scorso. C’era questo classico ritardo, lei era un po’ anche spaventata. Nessuno dei due sapeva come fare, ci guardavamo senza dire niente, poi abbiamo realizzato che eravamo stati scelti. È il momento più bello della mia vita, un momento davvero magico. La bambina nascerà a giugno”.

Ermal Meta ha rivelato che sono sempre stati molto riservati riguardo al loro rapporto e che il desiderio di diventare padre è nato dopo aver trascorso un’estate con tre bambine di una casa famiglia in Albania insieme alla fidanzata: “Per me l’amore è guardare lo stesso orizzonte, percependo che l’altro è vicino. Siamo sempre stati molto riservati. Quella è stata la prima volta che mi sono sentito papà, ho capito il vero significato di ‘un pezzo di te’, anche se non proveniva da noi. Da quel momento mi sono visto con altri occhi e abbiamo smesso di avere paura”. 

Gli attacchi di panico e un messaggio di speranza

Il cantautore ha voluto condividere pubblicamente la sua esperienza con gli attacchi di panico: “Non me la sono vissuta bene. Ho sofferto di attacchi di panico, anche sul palco. Erano gli anni più belli per me dal punto di vista lavorativo, ero riuscito a salire sul palco e avere un sacco di persone. Tutte le sere però salivo in apnea. I primi 5-6 pezzi erano una tortura. Nel 2017 ho fatto 82 concerti e nel 2018 46-47 e non c’è ne è stato uno in cui non sia stato così. Non puoi farlo vedere alle persone che hai davanti e ogni tanto dopo il concerto scappavo via. Due anni veramente difficili. Mi sono fatto aiutare. Se vi sentite così non rimanete in silenzio, raccontate quello che avete perché è già metà del percorso. Non sei solo, vedrai che ti libererei se parli con qualcuno. Adesso sto bene, li so gestire”.