Elio e le Storie Tese tornano nei teatri con “Mi resta un solo dente e cerco di riavvitarlo”, diretti da Giorgio Gallione. Gli spettacoli sono la risposta migliore alle domande insistenti: “Ma non vi eravate sciolti?” e ancora “Quando tornate insieme?”.
Il debutto al Teatro Politema Genovese è stato un vero successo, che ha visto il pubblico soddisfatto e divertito. Il gruppo si è cimentato in musiche e recitazione, dando vita a uno show che, in realtà, è una satira su tutta l’Italia.
Ce n’è per tutti
Tra assoli grotteschi magistralmente eseguiti, Elio e le Storie Tese hanno dato vita a siparietti surreali, senza esclusione di colpi. Le vittime della satira? Tutti quanti.
Non bisogna prendere la satira sul serio
Elio e le Storie Tese raccontano alla rivista Rolling Stone come la satira sia qualcosa di leggero, in cui non c’è malizia ma solo voglia di far ridere. La satira, spiegano, trova forza proprio nel ridicolizzare ma senza stigmatizzare: la satira ci rende tutti ugualmente bersagli.
Come spiega Faso:
“Secondo me la battuta grassa non offende il pianeta terra, da parte nostra non c’è uno slancio offensivo o denigratorio, sono barzellette e non puoi fare la barzelletta etica, non fa ridere, la battuta crea un contrasto forte.”
E come aggiunge poi Gervais:
“Non posso essere alle elementari e prendere in giro il mio compagno un po’ sovrappeso dicendogli «ehi ragazzo sovrappeso», quando ero alle elementari si diceva «ehi ciccione». È chiaro che è tutto sbagliato, ma è anche tutto giusto, se le cose vengono dette in maniera non aggressiva, non violenta, anche la battuta grassa non è offensiva, a volte è molto peggio una cosa detta bene. Sento dichiarazioni dei nostri politici che sono molto peggio.”
Elio e le Storie Tese ci tengono a chiarire il loro buon cuore: non vogliono portare separazione nel mondo, né di classe, né di genere o culto, ma solo unire tutti nella risata dell’enorme regno che appartiene alla satira. E, infine, Elio ci tiene a sottolineare:
“Secondo me il politically correct è una cagata pazzesca.”
Fonte: Rolling Stone