Carlo Verdone: “Se sono attore è grazie a mamma”

Carlo Verdone Se sono attore è grazie a mamma

Rossana Schiavina, la donna più importante della sua vita.

Carlo Verdone ha condiviso in una recente intervista al Corriere della Sera il profondo legame con sua madre, Rossana Schiavina, definendola “la donna della mia vita”. Ha descritto sua madre come una persona forte, ma con delle fragilità. Soffriva di attacchi di panico che lui stesso ha ereditato, come ha rivelato condividendo un toccante aneddoto sul suo debutto in teatro con lo spettacolo Tali e quali nel 1977, quando all’ultimo momento voleva annullare lo spettacolo.

Nel 1977 debuttai con ‘Tali e Quali’. All’epoca andava il teatro off, Carmelo Bene, Memè Perlini. Mi venne un attacco di panico, volevo far saltare lo spettacolo. Mamma prese la borsa con gli oggetti dei miei personaggi, e me la mise in mano, mi diede le chiavi della macchina, mi spinse verso la porta e disse: vai fregnone, che un giorno mi ringrazierai. Mi prese per un orecchio come si fa con i bambini che non vogliono andare a scuola. Fu un grande successo. Era tosta ma con delle fragilità. Soffrì di attacchi di panico, che ereditai. Cominciarono nel 1978, dopo il debutto in TV con No Stop, e la gente mi riconosceva per strada. Facevo ridere ma non mi ritenevo adeguato per il mondo dello spettacolo“.

Il salotto di Carlo Verdone: un crocevia di intellettuali

Carlo Verdone ha parlato anche del suo “salotto”, una sorta di cenacolo frequentato da diverse personalità di spicco all’epoca, tra cui Federico Fellini, che amava i suoi risotti: “Un salotto dove passò tutta l’intellighenzia. Fellini andava pazzo per il risotto, Leonard Bernstein di cui ho la foto mentre Gianna, la mia ex moglie, lo imbocca e lui, come sempre, ha il whiskey in una mano e la sigaretta nell’altra. Ricordo Zeffirelli, Ettore Scola, Bussotti, il direttore Urbini, il violinista Milstein, quel genio di Benedetti Michelangeli che quasi viveva con l’accordatore di pianoforte e interruppe i suoi silenzi per dirci di accordare il nostroVittorio De Sica a fine pasto era solito masticare una foglia di pianta cedrina dal terrazzo.”