Beyoncè, il corso all’Università di Yale 

Beyoncè e il corso su di lei all’Università di Yale

Nella primavera del 2025 verrà studiato l’impatto culturale della cantante.

Beyoncè fa scuola, non soltanto con la sua musica e le sue performance, ma proprio tecnicamente, finendo per diventare materia di studio. L’Università di Yale, infatti, ha annunciato che per la primavera 2025 sarà possibile seguire un corso incentrato sull’impatto culturale dell’artista.

Il corso

Come si legge dal Yale Daily News, il prossimo semestre, Daphne Brooks, professoressa di studi afroamericani e musica, terrà un nuovo corso intitolato Beyoncé fa la storia: storia, cultura, teoria e politica della tradizione radicale nera attraverso la musica. Gli studenti esamineranno il lavoro artistico di Beyoncé dal 2013 al 2024 come lente per studiare la storia, il pensiero intellettuale e la performance dei neri. Il corso è un sottoprodotto del precedente corso di Brooks alla Princeton University intitolato Black Women in Popular Music Culture.

Mentre era a Princeton, infatti, Brooks ha lavorato come membro della facoltà nei dipartimenti di inglese e studi afroamericani. Gran parte del contenuto del suo corso a Yale trae spunto dalla sezione del suo corso a Princeton che si concentrava sull’impatto culturale di Beyoncé“Quelle classi erano sempre sovraffollate”, ha detto Brooks. “E c’era così tanta energia attorno al focus su Beyoncé, anche se era una classe che iniziava alla fine del XIX secolo e si spostava fino ai giorni nostri. Ho sempre pensato che avrei dovuto tornare a concentrarmi su di lei e a centrare il suo lavoro pedagogicamente a un certo punto”.

Un corso su “Lemonade”, “Renaissance” e “Cowboy Carter”

Daphne Brooks ritiene che sia importante riconoscere il contributo senza precedenti di Beyoncé alla cultura americana, alla cultura popolare e alla cultura globale negli ultimi due decenni. Il corso sarà incentrato principalmente sui media sonori, di moda e visivi di Beyoncé, a partire dal suo album omonimo del 2013 fino a “Cowboy Carter del 2024, inoltrandosi anche nell’esperienza delle donne nere nei media e nella politica. Quando le è stato chiesto perché il corso si concentrasse sugli ultimi lavori dell’artista come Lemonade, Renaissance e Cowboy Carter anziché su lavori precedenti come Dangerously in Love e B’Day, Brooks ha risposto perché voleva sottolineare la rottura di Beyoncé con certe dimensioni del “tipico repertorio pop”.

“Il 2013 è stato davvero un momento spartiacque in cui ha espresso le sue convinzioni sul femminismo nero”, ha detto Daphne Brooks. “In Flawless, è stata la prima volta che un’artista pop ha utilizzato frammenti sonori di una femminista nera come Chimamanda Ngozi Adichie”. Beyoncé inoltre fungerà da impalcatura per coinvolgenti contributi di altri artisti, come l’intrattenitrice dell’Harlem Renaissance Josephine Baker, l’acclamata cantante Diana Ross, la rivoluzionaria sessuale nera Betty Davis e l’icona queer Grace Jones. “Il numero di innovazioni e scoperte che ha realizzato e il modo in cui ha intrecciato storia e politica e impegni molto granulari con la vita culturale nera nella sua estetica performativa e il suo utilizzo della sua voce come portale per pensare alla storia e alla politica: non c’è nessuno come lei”, ha sottolineato Daphne Brooks.