“Ho sicuramente dei rimpianti, anche per la mia carriera”.
Asia Argento è lontana dall’alcol da tre anni, quattro mesi e due settimane. L’attrice ne parla fiera con Silvia Toffanin e si sofferma sulla sua condizione di ex dipendente con attenzione e delicatezza. Oggi appare serena e soddisfatta del lavoro fatto come madre di due figli.
Grata di essere sobria
Asia Argento guarda al passato e al percorso fatto per combattere la dipendenza, felice dei traguardi toccati. “Ogni giorno è un miracolo, in generale. Sono grata di essere qui sobria in piedi e in salute. La vita sembra migliore” dice. A Verissimo racconta degli strascichi che la sua dipendenza le ha lasciato: “A volte, guardo le persone che bevono e noto come lo fanno. Per esempio, se lasciano l’alcol nel bicchiere. Mi capita di avere delle ricadute emotive: paure, rabbia ed altre belle cose. L’alcol mi rendeva le cose meno dolorose, ma era solo rimandare la verità. E quella fa male a volte“. L’attrice ha parlato con Silvia Toffanin delle scelte fatte nel passato. “Ho sicuramente dei rimpianti, anche per la mia carriera. Magari avrei potuto avere una carriera internazionale, in America. Ma ho privilegiato i miei figli. Ho dovuto crescere due figli da sola e ho dovuto fare delle scelte“, sottolinea.
Il ricordo di Marco
Impossibile per Asia Argento non soffermarsi sulle accuse attualmente in piedi contro l’ex compagno Morgan. L’attrice però sottolinea come la persona accusata oggi di stalking sia completamente diversa dal ragazzo di cui si era innamorata: “Quando l’ho conosciuto si chiamava ancora Marco. Io avevo 24 anni, lui 27. Eravamo giovani, pazzi e innamorati con tanti sogni e tantissimi amore. Marco era molto diverso da oggi. Lui si è creato un alter ego per proteggere una parte che avrebbe potuto non farcela nel mondo dello spettacolo. Delle accuse contro Morgan io non so nulla, perché non ho assistito, anche se mi ricordo che lui era ossessionato di questa ragazza. Ne aveva parlato, nei messaggi. Io spero che Morgan ritorni a essere Marco e quell’eterno bambino che era”, conclude.