Antonello Venditti: “Non mi piacevo, non mi accettavo”

Antonello Venditti Io non mi piacevo, non mi accettavo

Conosco il bullismo, la cosa strana è che provenisse da mia madre“.

Antonello Venditti ha presentato il suo libro Fuori Fuoco durante la trasmissione Domenica In. Durante l’intervista con Mara Venier, il cantautore ha condiviso momenti toccanti della sua adolescenza e ha parlato apertamente della sua esperienza con la depressione. Ha anche svelato in diretta TV il nome del figlio di Ultimo: “Un abbraccio e un augurio speciale a una coppia fantastica, che sono Jacqueline e Niccolò. Sono a New York e aspettano un bambino che si chiamerà Enea“.

Il bullismo in famiglia

Il cantautore ha menzionato di sentirsi in sintonia con la vita di Tiziano Ferro: “Ero grassissimo, la vita di Tiziano Ferro mi sembra la mia. Gli artisti si portano sempre dietro un grande dolore. Conosco il bullismo, la cosa strana è che provenisse da mia madre. Un bambino non capisce l’ironia, mi dicevano delle cose per loro divertenti, io non capivo. Anche mio padre, a volte mi metteva a guardare la porta di una cucina. Forse ero solo. Ma mi è servito per aver le spalle fortissime“.

La fragilità degli artisti

Durante la sua intervista, Antonello Venditti ha condiviso un capitolo difficile della sua vita la depressione: Lucio Dalla mi ha salvato, lo sanno tutti. Uno dei problemi della nostra vita è la depressione, che porta alla solitudine e all’idea di suicidio che sembra diventata comune. Lui se ne accorse, nel 1980 non avevo nulla, ma lui capì che io dovevo andare via da Roma. Mi portò a Carimate, a Milano. E lì mi ha curato. Mi ha curato anche stare a contatto con altri artisti. A Carimate c’erano due studi: c’erano De Andrè, Lucio, i Pooh, Pino Daniele… La sera, quando avevamo finito le nostre session, stavamo insieme e ci confrontavamo. L’idea malvagia di farla finita non mi era passata ma non ci ho mai provato. Il mal di vivere mi è passato con l’amore ricevuto, percepito. Sono guarito veramente al Circo Massimo” nel 1983 nel concerto dopo il primo scudetto della Roma. Avevo la sensazione che non ci fosse distonia tra me e gli altri. Io non mi piacevo, non mi accettavo. Tendevo alla perfezione e chi tende alla perfezione spesso è il più fragile”.