L’attrice: “A scuola volevano buttarmi giù dalle scale, minacciavano di bruciarmi”.
Alice De André, la nipote del celebre Fabrizio, e figlia del cantautore Cristiano De André e di Sabrina La Rosa, ex ballerina della Scala, rivela di aver seriamente pensato di cambiare cognome. Una storia di bullismo, di quanto a volte (incredibilmente) sia difficile portare sulle spalle una grande eredità artistica,
“Ho pensato di cambiare il cognome. A scuola ho combattuto con le bulle che volevano buttarmi giù dalle scale”, ha dichiarato Alice De André in un intervista al settimanale F. Il motivo? Il cognome di un artista che è stato leggenda è diventato ingombrante per la giovane attrice di ventiquattro anni che sta per debuttare in Com’è umano lui, film diretto da Luca Manfredi ambientato nella seconda metà degli anni ’50 a Genova.
Una pesante eredità
Eppure, Alice a Fabrizio De André non lo non ha mai incontrato. “L’unico contatto con lui è stata la sua mano sulla pancia di mia madre, che pochi giorni prima della morte di Fabrizio gli ha detto: ‘Sono incinta di Alice’”. Poi racconta della sua infanzia: “Mia mamma si sedeva in cucina e io le dicevo ‘Cosa fai? Ti siedi in braccio al nonno?’”. Eppure, proprio per quel cognome celebre, è stata bullizzata quando aveva sedici anni. “Non mi sentivo compresa e a scuola ero vittima di bullismo: alcune studentesse volevano buttarmi giù dalle scale e avevano creato persino un gruppo sui social in cui giuravano ‘vendetta contro Alice De André’, un gruppo pieno di minacce violentissime come legarmi e bruciarmi”. Poi dice ancora: “Ero confusa, avevo attacchi di panico, crisi di rabbia tremende che non sapevo incanalare. Le canzoni di mio nonno erano l’amico che non avevo”.
Paura di non essere libera
Alice De André lo ammette senza paura di essere giudicata: “Ho pensato anche di usare un altro nome. Ho avuto paura di non essere libera. Io non ho un piano B. Anche se è un privilegio, sento la responsabilità di un nome ingombrante. Il mondo chiede sempre che tu sia all’altezza di un mito. Ho visto le difficoltà di mio padre. Eppure è uno dei più grandi polistrumentisti in circolazione”. E infine sottolinea: “La cosa più difficile per me è stata far pace col bisogno di essere all’altezza. Accettarsi è un grande atto di coraggio”.