“Andavo a rubare al supermercato, ero un delinquente”.
Achille Lauro si racconta nel suo docufilm Ragazzi madre – L’Iliade, che andrà in onda giovedì 14 dicembre su Prime Video. Il cantante ha parlato della sua adolescenza travagliata, di quando aveva tredici anni e voleva andarsene via di casa.
Vivere in periferia
Il rapper racconta di com’è crescere nella periferia romana: “Ero circondato dai cattivi esempi, cinquantenni pluripregiudicati che per me erano qualcosa di simile a un padre. Andavo a rubare al supermercato, tornavo con 500/600 euro di roba ed era la nostra festa. Avevo quattro cellulari senza batteria perché ero un delinquente”.
E a tirarlo fuori da questo mondo difficile e complicato è stata la musica. La passione trova sempre le strade per migliorare le persone: “Ho capito che non volevo diventare come le persone che mi avevano cresciuto e mi sono costruito il successo”, ha rivelato Lauro.
Il film documentario celebra i suoi dieci anni di carriera, ma si parla anche dei suoi futuri progetti, tra cui quello di trascorrere sei mesi a Los Angeles per dedicarsi alla musica.
I trapper e la cronaca
Achille Lauro ha poi affrontato l’argomento “scottante” dei giovani trapper e rapper al centro delle cronache negli ultimi mesi: “Credo sia l’ambiente che fa i ragazzi e dunque le canzoni sono una conseguenza dell’ambiente. La musica a volte è influenzata dalle mode, ma è soprattutto una fotografia della realtà in cui viviamo”, ha sottolineato Achille Lauro. “Dovremmo ripensare all’ambiente dove crescono i ragazzi, per molti di loro la musica è un passaporto per cambiare vita. Cercano riscatto sociale dopo essere stati esclusi. A Milano vedo grande disparità sociale, la bolla della Fashion Week e poi quartieri desolati. Questo fa sentire i ragazzi soli e dovremmo ripartire da lì”.