“Lui ha preso il trolley con un sorriso e poi ha continuato a farsi fotografare”.
Durante un evento di promozione per il suo nuovo romanzo, Il talento degli scomparsi, Claudio Bisio ha condiviso un divertente aneddoto su Can Yaman. Ha raccontato di un episodio in cui ha scambiato l’attore turco per una guardia del corpo.
La reazione di Can Yaman
Il comico ha deciso di include nel suo romanzo la gaffe. Nel suo libro Claudio Bisio ha creato uno dei protagonisti, Marco, ispirandosi a elementi della sua vita personale. Uno degli episodi più divertenti è proprio quello in cui il protagonista scambia Can Yaman per una guardia del corpo. In un’intervista al Messaggero, l’attore ha rivelato che questo momento non è frutto di fantasia: “Lui, gentilissimo, ha preso il trolley con un sorriso e poi ha continuato a farsi fotografare da un nugolo di ragazze impazzite per lui e che a me, ovviamente, non mi guardavano nemmeno”. I due sono anche colleghi di rete, uno con Zelig, l’altro con la fiction Viola come il mare al fianco di Francesca Chillemi.
L’attore e comico ospite di Deejay Chiama Italia, sul libro ha detto: “Ho scritto due libri, raccolte di monologhi, e poi con mia moglie ‘Doppio misto’. Questo romanzo era in cantiere da dieci anni, è il mio primo romanzo. Forse alla mia età ho voglia di cambiare qualcosa. Non è un romanzo autobiografico, ci tengo a dirlo. Ma parlo di cose che conosco: Marco ha 60 anni ed è un attore, che ha vinto l’Oscar tanti anni fa. Ci sono due cose diverse. Mirko è un giovane del sud che vuole diventare famoso, a prescindere. Vuole diventare famoso ma non ha talento. Lo descrivo come uno privo di talento. Sono due storie che si incrociano: Marco, il vecchio attore un po’ deluso dalla vita, che vuole scomparire, Mirko vuole emergere”.
L’educazione sessuale di Bisio
Durante l’intervista, Claudio Bisio ha condiviso un aneddoto divertente e significativo riguardo all’educazione sessuale ricevuta da suo padre: “Mio papà era molto timido, riservato, di poche parole. Mia mamma insisteva affinché io avessi un’educazione sessuale. Io li sentivo, come si fa da bambini: ‘Dai dai forza, vai a parlargli ora, adesso’. Avevo dodici anni. Mia mamma dice: ‘“‘Hai sentito che ti sta chiamando tuo papà?‘. Non era vero, ovviamente. Era in sala. Vado in sala, lui fumava la pipa in casa ed era con il giornale. In quel momento c’era il telegiornale con la notizia del rapimento di Lavorini. Tira giù il giornale, mi indica la televisione, mi guarda e dice: ‘Dadone, occhio eh!’. Questa è stata la mia educazione sessuale, ‘Occhio eh!'”.