“Penso di non avere nulla da rispondere né di cui giustificarmi”.
Guè non si risparmia e dice la sua sul rap, il dissing e anche su Sanremo. Il rapper presente a Scampia per il Red Bull 64 Bars Live, prima di esibirsi ha parlato in conferenza stampa, e in un’intervista con Vanity Fair ha sottolineato che la cultura hip-hop non viene capita.
Questione di credibilità
“Come i dissing: la gente ha vissuto questa cosa (il dissing tra Tony Effe e Fedez, ndr) come se fosse ‘Temptation Island’, senza avere una cultura, dicendo che i figli non si toccano, mentre Jay-Z e Nas se ne dicevano di ogni”, ha precisato Guè. “La gente non sa niente, non capirà mai niente”. E alla domanda: “Hai fatto il liceo classico. Cosa risponde a chi dice che vieni da un contesto sociale che non si sposa bene con il rap?”, l’artista ha precisato: “Penso di non avere nulla da rispondere né di cui giustificarmi, le mie origini non hanno niente a che vedere con la mia esperienza di vita e il mio curriculum. Non è che se uno fa il liceo classico non può fare il rap, potrei citare dieci artisti famosi urban che sono anche molto più controversi e espliciti che vengono da contesti sociali alti. Se non fosse credibile non sarei dove sono, perché il pubblico e la gente non mi avrebbe rispettato e scelto”.
Un pubblico non ricettivo
Ma nell’intervista si parla anche del Festival di Sanremo, e di come lui abbia provato a ‘proteggere’ Geolier dai fischi, quando con un cenno della mano gli ha indicato di guardarlo. “È un gesto che è stato enfatizzato molto dalle pagine Instagram, a cui onestamente io non do credito”, ha commentato Guè. “Non voglio fare discorsi più grandi di me su favoritismi e razzismi. Quando vedi Sanremo in televisione, non sai che in teatro ci sono 1500 persone che sono 1500 str**zi, tendenzialmente, perché comunque uno che compra i biglietti per Sanremo, chi è? Quindi sicuramente non è un pubblico ricettivo, aperto di mente, il più giovane aveva 65 anni, le prime file sono agghiaccianti”.