“Mi sveglio prestissimo. Sono un tipo riflessivo, mi perdo nei pensieri.
Monica Guerritore, attrice e regista di fama, arrivata a 66 anni si è lasciata andare in un’intervista in cui ha voluto affrontare il tema del tempo che passa e dei segni che lascia su una donna. Ad ottobre, la vedremo su Netflix con la serie Inganno, ambientata in costiera amalfitana. Nella serie, interpreterà una donna di successo che per amore e passione metterà in discussione i rapporti familiari e tutte le sue certezze.
Monica Guerritore e i segni del tempo
Monica Guerritore, in occasione di un’intervista su Sette, ha parlato degli effetti del tempo sulla sua persona e ha commentato: “Quarant’anni fa non avevo idea di cosa fosse il tempo filosoficamente. Oggi posso dire di avere un rapporto privilegiato. Le cose cambiano e noi stessi cambiamo. Al di là dell’aspetto fisico. A quello, all’aspetto esteriore, non penso proprio. Tutto ciò che riguarda i segni del viso, del corpo non è rilevante per il mestiere che faccio“. L’attrice romana ha anche parlato delle prospettive future e di come vive il suo rapporto con ciò che verrà. “Il futuro? Il tempo si accorcia, assolutamente. Non ho di fronte un dopo come invece capita durante l’adolescenza o a vent’anni. [..] Ma c’è una cosa più importante del futuro: il presente“, ha detto.
La disparità tra uomo e donna anche nella vecchiaia
Secondo Monica Guerritore, anche il tempo che passa è diverso se si è donna o uomo. Infatti commenta: “Un uomo di ottant’anni può parlare di desiderio, attrazione sessuale. Se lo fa una donna di sessanta fa ancora scandalo. Non si riesce neanche a immaginare. Come se le donne potessero solo sognare il principe azzurro. Neanche il pensiero. Fa molto ridere, no?“. L’attrice racconta di come vive la sua quotidianità tra le mura domestiche e di un suo piccolo rituale: “Mi sveglio prestissimo. Sono un tipo riflessivo, mi perdo nei pensieri. Qualunque sia il compagno che mi dorme vicino io mi alzo, vado in un’altra stanza e mi metto a scrivere. Mi sento libera di testa. Quando non lavoro, ci sono periodi in cui faccio ‘il butto’. Inizio da una stanza e faccio una cernita di tutto con tre sacchi: uno di riciclo, uno di ‘butto di plastica’ e uno di ‘butto di carta’. Oltre a essere utile, è liberatorio“.