Nino D’Angelo: “Ora sono ricco, ma vivo da povero”

Nino D'Angelo Ora sono ricco, ma vivo da povero

“Mi snobbavano, ma facevo incassi da capogiro”.

Nino D’Angelo ha avuto un enorme successo fin da subito, ma molti storcevano il naso nei suoi confronti. Si racconta in un’intervista a Oggi: “Mi snobbavano, con la puzza sotto il naso. Io, intanto, facevo incassi da capogiro con i miei film. Da ragazzo volevo solo essere un cantante di matrimoni e guadagnare 100mila lire a matrimonio. Era il mio tetto massimo”. Il famoso caschetto biondo si prepara per un concerto nella sua Napoli il 29 giugno allo Stadio Diego Armando Maradona per un evento imperdibile e unico dal titolo “I MIEI MERAVIGLIOSI ANNI ’80…e non solo!”.

Adesso artisti come Geolier sono apprezzati e acclamati, e D’Angelo ritiene che: “I cazzotti che potevano prendere loro li ho presi tutti io. Nel loro Dna in qualche modo ci sono io, le loro mamme ascoltavano me. E comunque c’è stato pure Pino Danielemi snobbavano, con la puzza sotto il naso. Io, intanto, facevo incassi da capogiro con i miei film, al Tonale di Milano stavo mesi, oramai lo chiamavano “il cinema di Nino d’Angelo“.

Il cantante ha conquistato persino il leggendario trombettista jazz Miles Davis: “All’inizio la gente e alcuni giornalisti non credevano che fosse vero. Io pensavo: posso non piacere a te, ma che te ne frega se piaccio a Davis? Glielo ho detto: negli anni Settanta ero il terrone d’Italia. Dovevo esserlo perché non avevo studiato. Papà non credeva nel talento. Diceva: non puoi fare questo mestiere perché io non ti posso raccomandare“.

Maradona un amico

Negli anni ’80 a Napoli, Nino D’Angelo e Diego Maradona erano considerati due delle tre cose più belle della città, insieme alle sfogliatelle: “Diego mi ha voluto conoscere e siamo diventati amici, ci univa il fatto che lui non poteva uscire mai, io non potevo uscire mai Eravamo troppo conosciuti, io col caschetto, Diego era Diego. Parlavamo di calcio e di musica, di quello di cui di solito parlano gli amici. A Diego piaceva lo spaghetto aglio e olio. È stato un privilegio“.

La povertà e la sparatoria

Le umiliazioni della povertà vissute da bambino: “Ora sono ricco, ma vivo da povero. Chi ha visto la mamma umiliarsi, con quelli che si prendono i mobili perché non può pagare la pigione. Mamma pagava la vicina per farci guardare i film western, li chiamavamo sceriff. Non me ne frega niente del materialismo, non ho neppure mai comprato un pianoforte”. Dopo essere stato vittima di un attentato Nino D’Angelo si è trasferito a Roma: “Sono andato via da Casoria quando mi hanno sparato in casa. Mi sono trasferito a Roma, sulla Cassia. All’epoca credevo di essere amato da tutti, buoni e cattivi.