Giobbe Covatta: “La TV non mi manca”

Giobbe Covatta: “La TV non mi manca”

Il comico parla del suo allontanamento dalla televisione.

Giobbe Covatta, comico irreverente, non le ha mai mandate a dire e non lo fa nemmeno stavolta: “La TV non mi manca”, ammette. Durante l’intervista al Corriere della Sera, parla dell’allontanamento dal piccolo schermo, ma anche di Maurizio Costanzo e della scomunica dopo la sua Bibbia ironica.

Lontano dal piccolo schermo

“Non è successo niente, me ne sono allontanato io”, spiega Giobbe Covatta. Dopo aver partecipato a Zelig, nel 2008, infatti, le apparizioni del comico sul piccolo schermo sono diventate sempre più rare. “La tv non mi manca perché non mi è mai piaciuta tanto, anche se le riconosco il grande pregio della popolarità”. Aggiunge poi che non si tratta di avere un atteggiamento da snob: “Non c’è nessun giudizio etico o snobista, ma ad esempio non farei mai quello che fa Paolantoni in tv, ma non perché penso che lui faccia male a farlo, ma semplicemente perché a me non piace farlo: non lo farei con entusiasmo”.

Costanzo e la scomunica

“Mi è sempre piaciuto giocare su quelle cose che tutti conoscono ma nessuno conosce. Siamo il popolo più religioso del mondo, il Papa sta qua da noi, ma non trovi manco uno che ha letto la Bibbia”, racconta. “Siamo appassionati di cose bellissime di cui non sappiamo un ca**o, e a me piace lavorare su questo. Così nacque l’idea di Mosè che si tuffa nel Mar Rosso proprio mentre si stanno aprendo le acque e si becca una capocciata. Un vescovo mi mandò una lettera con tanto di timbro di cera lacca, in cui diceva che ero fuori dalla famiglia della Chiesa. Non che la cosa mi abbia preoccupato, anzi non me ne fo**eva proprio”. E poi su Maurizio Costanzo: “Era straordinario soprattutto per un motivo: era di una curiosità assoluta, quindi poteva ospitare un premio Nobel o un sordomuto ed era in grado di tirare fuori 90 minuti di intervista”. Il comico ha partecipato a ben 198 puntate del Maurizio Costanzo Show. “Era di una cattiveria corrosiva, insieme parlavamo malissimo di un sacco di gente, io mi divertivo come un matto”, racconta. “Maurizio ne prendeva uno e lo faceva nuovo nuovo. Era non solo intelligente, ma anche molto divertente”.