Il regista per la settima volta a Cannes parla di “Parthenope”.
Paolo Sorrentino torna per la settimana volta a Cannes con Parthenope, film che parla dell’eroe moderno che non è uomo ma donna. Il regista in un’intervista a Variety parla dell’ispirazione e delle motivazioni che l’hanno portato alla realizzazione del lungometraggio.
Donna: eroe moderno
Paolo Sorrentino spiega come la scelta di un personaggio femminile sia derivata dal tipo di viaggio compiuto dalle donne: “Volevo fare un film epico, l’epopea di un eroe moderno. E pensando a un eroe moderno mi è venuto naturale che fosse un’eroina, non un uomo, per molte ragioni. Perché trovo che il viaggio compiuto dalle donne oggi sia molto più eroico di quanto lo fosse l’epico ed eroico viaggio dell’uomo in passato”. Poi spiega meglio: “Cioè il grande viaggio verso la libertà che le donne hanno avviato oggi ma che viene da molto lontano. È un viaggio epico. È un viaggio pieno di ostacoli, pieno di pregiudizi. Ed è un viaggio molto coraggioso quello che le donne stanno facendo”.
“Parthenope” e Napoli
L’intervistatore sottolinea come i napoletani in Italia siano conosciuti anche come partenopei e chiede, dunque, quanto ci sia di Napoli nella storia di Sorrentino. “La questione è un po’ più complessa, in realtà, e non è necessariamente legata solo al Napoli. ‘Parthenope’ nasce da una serie di pensieri covati a lungo e cambiamenti emotivi”, spiega il regista. “L’abbandono, la spensieratezza dei ragazzi del film è qualcosa che mi sfuggiva. Quello lo sognavo soltanto. Quindi volevo parlare di una giovinezza sognata, più che di una giovinezza vissuta. Ma è vero che Napoli è una specie di calamita, perché ho questo rapporto di vicinanza e di fuga con Napoli. Come tanti altri napoletani, ci sono stato; me ne sono andato; e poi ho provato a tornare. E leggendo i grandi scrittori ci si rende conto che la vicinanza e la fuga sono le due grandi costanti della vita sentimentale di un individuo. E quindi della mia storia d’amore con Napoli”.