Superspie in stato di confusione mentale
In Grecia, una Superspia (Henry Cavill che interpreta Argylle) incontra una terrorista (Dua Lipa) e ci balla. La terrorista scappa, la Superspia la insegue sfasciando strade, palazzi, macchine, case. Il Superaiutante della Superspia (John Cena con camicia hawaiana) ferma la terrorista che, interrogata, si toglie la vita. Ma se la Superspia e il Superaiutante fossero, in realtà, personaggi di un libro scritto da Elly Conway (Bryce Dallas Howard)? Se Elly Conway partisse e sul treno e incontrasse una spia che la deve trarre in salvo? Se la scrittrice fosse una veggente? E poi, se fosse schizofrenica (visto che vede il protagonista del suo libro, Argylle, anche allo specchio e ci parla)? E se non lo fosse ma si trattasse del suo subconscio che le parla? E se alla fine fosse pure lei una spia? E se i genitori fossero i cattivi? E se non fossero i genitori? E se poi Elly Conway avesse fatto il doppio gioco e, dopo ancora, il doppio-doppio gioco?
In Argylle – La super spia il regista Matthew Vaughn si è decisamente posto tante domande, forse un po’ troppe. Tra colpi di scena versati come il sale sulla pasta (a occhio) e intrecci che il bandolo della matassa non lo troverai mai, facciamo il punto su Argylle – La super spia. Oppure no. Oppure sì. E se non fosse un film? E se il titolo fosse in realtà un codice criptato? E se in realtà queste parole si stessero scrivendo da sole? Scusate… mi sono lasciata contagiare dai colpi di scena, che poi, più che altro sono colpi di domanda.
Tra gatti, allucinazioni e spionaggio
Elly Conway è una scrittrice di successo che vive sola con il suo gatto Alfie in una casa enorme. Quando per l’ennesima volta, alla fine di un nuovo libro, si trova a brindare col gatto, capisce che forse è il momento di trovare qualcuno di umano che possa magari pure bere con lei. Così parte e un tizio (Sam Rockwell), con lunga barba, lunghi capelli, che parla tanto, si siede sul treno con lei e le rivela di essere una spia (Aidan).
Da quel momento sul vagone non si capisce più nulla: arrivano spie che vogliono rapire Elly da tutte le parti e Aidan le fa fuori una dopo l’altra, tra balletti e allegria. Poi prende Elly e si buttano fuori dal treno, con un paracadute, trovandosi in mezzo alle montagne! Alfie il gatto, in tutto questo trambusto, si trova nel suo zainetto con oblò e si gode gli omicidi e le risse tra una fusa e l’altra. La bellezza è che per tutto il film, Alfie se ne sta nello zainetto senza una lamentela e senza fare nemmeno un bisognino. Ma la domanda è: perché tutti vogliono Elly? Perché ogni volta che scrive un libro, scrive qualcosa di reale e tutti aspettano il seguito per ritrovare un particolare codice.
Ad ogni modo, anche se Aidan sostiene di essere uno dei buoni, Elly è terrorizzata e non si fida di lui. Inoltre, non aiuta sentirlo parlare al telefono mentre minaccia di ucciderla. Insomma Elly scappa da una camera d’albergo per recarsi in un’altra camera d’albergo a Londra dove ci sono i suoi genitori, che però… non sono i suoi genitori! Sono spie cattive che le hanno letteralmente fatto il lavaggio del cervello e l’hanno convinta di essere i suoi genitori. Aidan la segue e la salva. Vanno in Francia e lì incontrano Samuel L. Jackson, alias Alfie Solom (sì, si chiama come il gatto). Elly viene messa al corrente di essere lei stessa una spia; anzi, una superspia, per la precisione. I libri? Sono fatti realmente accaduti. Argylle? Una proiezione del vero subconscio che vuole tornare a galla. Elly? Non la prende benissimo all’inizio, ma poi sì, dai. Che sarà mai?
Amore e fumogeni arcobaleno
Elly sa adesso di essere in realtà l’agente Rachel Kylle e se ne va in missione con Aidan con cui aveva una storia d’amore. Sia chiaro, si amano ancora e lo dimostra la coordinazione pazzesca nelle scene d’azione. Del resto, a chi non piace un po’ di coreografia tra una sparatoria e l’altra? Il regista Matthew Vaughn, attento ai dettagli, ha ben pensato di creare dei fumogeni di scena, color arcobaleno. Così, in mezzo a una quantità di nemici non chiara (ma sembrano tantissimi), vengono lanciati tubetti da cui fuoriescono onde di fumo blu, giallo, rosa, rosso, verde, arancione… tutti i colori dell’arcobaleno! E Aidan e Elly – Rachel? Ma ballano! Pure con i fumogeni in mano e creano cuori nell’aria e spirali, mentre con la mano libera freddano tutti i cattivi. Sono così coordinati che non hanno nemmeno bisogno di prendere la mira perché, presi dalla danza, si guardano fissi negli occhi, con grandi sorrisi. Ah l’amore!
“L’amore non è bello se non è litigarello”, deve essersi detto Matthew Vaughn e infatti Aidan scopre che Elly – Rachel fa il doppio gioco. Lei sta con i cattivi e gli spara pure al cuore mentre è legato. Però, colpo di domanda, non muore! E perché? Beh, ma perché lo sanno tutti che basta sparare da una distanza imprecisata, a una velocità esagerata, proprio in una parte a cinque centimetri dall’aorta che il proiettile esce dall’altro lato. E perché non l’ha ucciso? Perché fa il doppio – doppio gioco e in realtà fa finta di stare dalla parte dei cattivi per aiutare i buoni. Ma poi? Poi niente, la mamma fittizia di Elly, che in realtà è una superpsichiatra alla stregua di un’ipnotista, ha riprogrammato così bene Rachel che le basta un carillon per controllare le sue azioni. Così ordina a Rachel di uccidere Aidan e, in effetti, quando lui sta per morire interviene un personaggio che uccide la mamma-fittizia e distrugge pure il carillon e spezza l’incantesimo… cioè la programmazione.
Di nuovo colpo di domanda: chi è il misterioso personaggio? Una certa Keira che Rachel pensava fosse morta durante una vecchia missione e invece è viva. Perché? Ma sempre per il fatto che sanno tutti, che da una distanza imprecisata, a una velocità esagerata, sparando proprio in una parte a cinque centimetri dall’aorta non muore nessuno.
E vissero tutti felici e contenti? Colpo di domanda
Insomma tra un sacco di sparatorie coreografate, città rase al suolo stile Hiroshima con la bomba, doppi ma anche tripli giochi e colpi di scena che cadono come pioggia, l’avventura di Argylle, che alla fine non è protagonista di nulla, volge al termine. I cattivi sono stati tutti eliminati in maniera più o meno scenica e, mentre i titoli di coda si avvicinano, ci si rende conto di essere rimasti indietro, a quando Rachel, a un certo punto, su dei pattini da ghiaccio improvvisati grazie a lame di coltello, volteggia sul petrolio colato da enormi cisterne saettando tra i cattivi e accoltellandoli. Scusate la digressione ma ci sono immagini che restano nel cuore.
Dicevamo che i titoli di coda si avvicinano e che succede? Rachel continua a giocare a fare Elly e pubblica pure un altro libro, l’ultimo della serie Argylle. Durante una presentazione le viene chiesto cosa faranno i personaggi visto che non hanno più cattivi da combattere. È un momento di raccolta, di gioia, in cui Elly – Rachel risponde immaginando un futuro anche per lei e Aiden finché… Matthew Vaughn ha pensato a un finale alternativo con un altro immancabile colpo di domanda. In mezzo al pubblico si alza Henry Cavill –Argylle per fare una domanda… e? Niente.
Elly – Rachel rimane sconvolta. Nessuno sembra accorgersi del problema perché Argylle, in effetti, è stato sempre nella sua testa. Lo spettatore si trova confuso, sulla scia della possibilità che Elly, tutto sommato, sia affetta da schizofrenia e gli vengono altre domande che però ha imparato a tenere per sé dopo Argylle – La super spia: non sia mai che Matthew Vaughn voglia cercare le risposte in un nuovo film.