Il cantante spiega il significato del suo appello e spegne le polemiche.
Ghali sottolinea che la pace non è contro qualcuno o contro un popolo, ma è per tutti: pace per tutti i popoli. “È chiaro”, ha sottolineato l’artista ospite nel salotto della trasmissione Che tempo che fa. Il cantante torna sulle polemiche nate all’indomani del messaggio ‘Stop al genocidio’ che ha lanciato dal palco dell’Ariston durante l’ultima serata del Festival di Sanremo.
Le parole del cantante
Riguardo agli appelli di pace, Ghali ha detto: “È quello che abbiamo imparato a scuola ed è strano ritrovarsi in un mondo così. Fa un po’ strano. Ci hanno insegnato una cosa per tutta la vita e a un certo punto sentiamo che non si può“. Il cantante ci ha tenuto a ribadire che “qualsiasi cosa – il successo, tutti i beni, tutte le ricchezze che abbiamo – non sarebbero delle ricchezze se non possiamo condividerle. Sono condivisibili solo se stanno tutti bene, se c’è pace. Se in una stanza siamo in dieci e sette persone stanno male, stanno male tutti. È importante stare tutti bene per quanto sembri banale“.
Gli esordi e il malessere
Ghali ha poi ripercorso i suoi esordi, e le difficoltà legate al successo del dopo Sanremo 2016. “A un certo punto ero annebbiato da tutto il successo”, ha rivelato il cantante. “Inizi a rotolare per inerzia, non hai tempo per ragionare, per fare una vita normale. Ho dovuto fare i conti con la mia vita personale. Mi sono staccato un attimo dalla musica, volevo tornare alla mia essenza che perdi sotto i riflettori di tutti i giorni“. E infine: “L’arte è una valvola di sfogo, una stanza creativa per chi soffre e capisce che può trarre vantaggio dalle proprie sfortune. L’arte è l’unico modo che abbiamo per far diventare una pietra preziosa il nostro dolore”.