Il rapper pubblica La filosofia di VillaBanks, in uscita il 16 gennaio.
VillaBanks è uno dei rapper più popolari del momento, grazie ad alcuni singoli che negli ultimi tre anni hanno raccolto dischi d’oro di platino come Non Lo So, Candy e Pasticche. Ora è diventato anche autore di un libro in cui condivide pensieri, lezioni di vita e poesie, rivolgendosi alla generazione Z. Un libro generazionale e provocatorio ispirato allo stile della poetessa canadese di origine indiana Rupi Kaur, in cui condivide ansie e ambizioni dei suoi coetanei. In un’intervista rilasciata a Vanityfair racconta alcuni dettagli di La filosofia di VillaBanks, in uscita il 16 gennaio, esprimendo anche la convinzione che gli artisti come lui possano essere utilizzati dallo Stato per diffondere messaggi positivi ai giovani.
È un po’ un diario, pensieri in libertà
“Mi interessava lavorare su un libro perché in questo formato sono, per certi versi, più libero: l’attenzione va sulle parole, mentre nella musica i testi sono “mediati” dalle melodie; ci si concentra su una frase a effetto, che però magari nel contesto della canzone significa tutt’altro. I temi, poi, sono quelli che ho sempre sentito urgenti: le relazioni, l’amore, il sesso, internet. Ma qui ho potuto fare maggiore introspezione”
Piccole lezioni di vita alla generazione Z
“Diciamo che testimonia la mia generazione, e testimonia questi tempi, oltre che il mio pensiero. Ci sono parti che sono mantra, piccole lezioni di vita. È servito ovviamente a esorcizzare le paure, a condividerle. Volevo trasmettere le mie esperienze prima di tutto, appunto, con la mia generazione, che è il pubblico principale. Gli errori di uno sono gli errori di tutti”
I rapper possono diffondere messaggi giusti
“A me dispiace che le istituzioni non si rendano conto che i ragazzini cercano dei genitori in noi, come fossimo noi gli educatori. Non lo siamo, è un problema; ma la realtà è questa, non si può ignorare. Ci dovrebbero aiutare. Invece demonizzano il nostro settore, me e i miei colleghi, creano fazioni; lo Stato potrebbe, tramite artisti come me, parlare davvero ai ragazzi, e diffondere messaggi giusti. Parlare di pace? Parliamo di pace! Parlare di educazione sessuale? Parliamo di educazione sessuale! Invece no, ogni fatto di cronaca è “i ragazzi contro l’Italia”. Ovviamente non è così, ma la conseguenza è che i ragazzi poi sentono che l’Italia è contro di loro. A me interessa il dialogo, non la polarizzazione”