L’influencer spiega la sua versione sul caso “Pink Christmas”.
Nel corso degli ultimi giorni, si è molto parlato del caso “Pink Christmas” (o, come è stato anche ribattezzato, il Pandoro-Gate), il “pandoro benefico” griffato Chiara Ferragni, prodotto per il Natale dello scorso anno dalla Balocco. Il ricavato delle vendite, almeno in teoria, era destinato all’acquisto di due macchinari per il reparto pediatrico dell’Ospedale Regina Margherita di Torino.
In cambio della griffe, sembra che Chiara Ferragni sia stata “pagata un milione di euro per la licenza del marchio“. Soldi che, a quanto pare, non sono stati destinanti alla beneficenza promessa. Per questo, è stata stabilita dalle autorità una multa di 1 milione di euro per le società Fenice S.r.l. e TBS Crew S.r.l., che gestiscono i marchi e i diritti relativi alla personalità e all’identità personale di Chiara Ferragni (rispettivamente per 400 mila euro e per 675 mila euro). Anche Balocco ha ricevuto una sanzione di 420mila (per Balocco S.p.A. Industria Dolciaria).
A suo tempo (gennaio 2023), Selvaggia Lucarelli aveva espresso le sue perplessità riguardo l’atto benefico dei pandori rosa. La giornalista, telefonando all’ufficio stampa della Balocco e poi all’Ospedale Regina Margherita, aveva scoperto che non c’era mai stata nessuna raccolta fondi basata sulle vendite del pandoro, nonostante tutti avessero capito il contrario.
“Si trattava di una semplice donazione da parte di Balocco con un pandoro brandizzato da Chiara Ferragni, cioè di marketing mascherato da beneficenza.” Infatti, a fine stagione natalizia, la Lucarelli aveva condiviso un tweet riguardante la vendita degli ultimi pandori rimasti dopo le feste a prezzo (come da prassi) ribassato. La Lucarelli aveva pubblicato la foto dei pandori a 1.99 ironizzandoci su: “Siamo finiti noi a fare beneficenza alla Ferragni”. Il che sembra essersi rivelato non tanto distante dalla realtà degli eventi.
Al di là della “pubblicità ingannevole” (la donazione all’ospedale sarebbe stata fatta mesi prima, e dunque totalmente svincolata dai ricavi della vendita dei pandori in questione), l’Autorità ha ritenuto inoltre che anche il prezzo del pandoro “griffato”, pari a circa due volte e mezzo il prezzo del Pandoro classico Balocco, abbia contribuito a indurre in errore i consumatori.
Da parte loro, Balocco e Chiara Ferragni rigettano le accuse e si riservano di agire nelle sedi opportune. Infatti, nella replica social, di Chiara scrive su Instagram: “Io e la mia famiglia continueremo a fare beneficenza, così come abbiamo sempre fatto perché mai vorrò rinunciare a questa parte della mia vita. Dal momento che ritengo ingiusta la decisione adottata nei miei confronti, la impugnerò nelle sedi competenti”.
Quindi, ha voluto raccontare ai suoi followers la sua versione dei fatti: “Quella con Balocco è stata un’operazione commerciale come tante ne faccio ogni giorno. In questa particolare ho voluto sottolineare la donazione benefica fatta da Balocco all’ospedale Regina Margherita perché per me era un punto fondamentale dell’accordo. E sapere che quel macchinario che permette di esplorare nuove cure terapeutiche per i bambini affetti da Osteosarcoma e Sarcoma di Ewing ora è lì in ospedale, è quel che più conta. (…) mi dispiace, che dopo tutto l’impegno mio e della mia famiglia in questi anni sul fronte delle attività benefiche, ci si ostini a vedere del negativo in un’operazione in cui tutto è stato fatto in totale buona fede“.
Per quanto riguarda Balocco, la società “prende atto della sanzione comminata, nonostante gli impegni profusi per fornire tutti gli elementi necessari per una corretta ricostruzione del caso» e sottolinea di aver sempre operato «secondo principi di correttezza e trasparenza, ritiene di non condividere la decisione e si riserva pertanto di agire nelle sedi opportune per tutelare i propri diritti“.