Il Generale Vannacci viene “premiato” e nominato Capo di Stato Maggiore del COMFOTER.
In Italia tutto è possibile, anche questo. Sì, perché questa vicenda che può sembrare assurda a chiunque abbia a cuore la tolleranza e i valori della democrazia, nasce da un cavillo burocratico, una di quelle situazioni in cui la forma si fa sostanza e la fagocita. Dopo la pubblicazione del suo libro Il Mondo Al Contrario, il Generale Roberto Vannacci è stato al centro delle polemiche e non solo per il contenuto dichiaratamente razzista, omofobo e sessista delle sue tesi (fa niente che poi ha cercato di fare mille distinguo per scrollarsi di dosso le accuse più scontate), ma soprattutto per il fatto che tutto questo arrivava da una persona che ricopre importanti incarichi in ambito istituzionale. E il fatto che si tratti di un militare di alto grado ha reso la faccenda ancora più sconcertante.
Vannacci in poco tempo è diventato, infatti, l’idolo di tutte le “destre” che si agitano nella Penisola, la variegata galassia che mette insieme negazionismi, oscurantismi e revanchismi di ogni genere, talvolta incompatibili tra loro, ma che hanno trovato nel furbo Generale una nuova bandiera in cui riconoscersi, un leader d’opinione che conferma loro il bias di essere assolutamente normali mentre il resto del mondo non lo è. “Al contrario”, per l’appunto.
Il libro è un best seller, poco da dire. Oltre 200.000 copie vendute in un paese come l’Italia da sempre allergico alla lettura (soprattutto alle buone letture). Ma ha comunque scatenato sin da subito la reazione forte e contrariata di molte forze politiche, che hanno preso immediatamente le distanze da quest’agglomerato di luoghi comuni politicamente scorretti spacciati per verità assolute.
Vannacci è incorso anche un procedimento disciplinare, ricevendo la censura pure del Ministro della Difesa Guido Crosetto (“farneticazioni che screditano l’Esercito, la Difesa e la Costituzione”), uno che di certo non può essere considrato un progressista liberale su certi temi. C’era chi chiedeva il congedo forzato per il Generale, reo di aver disonorato la divista con le sue farneticazioni anti-democratiche. Ed infatti, ha dovuto abbandonare la carica di Capo dell’Istituto Geografico Militare di Firenze, nel mentre che lo stesso Istituto ha fatto subito sapere che il pensiero del militare non era affatto condivido dagli altri membri direttivi.
E invece… dopo pochi mesi ce lo ritroviamo promosso, e non a un ruolo qualsiasi. Addirittura a Capo di Stato Maggiore del Comando delle forze operative terrestri dell’Esercito (COMFOTER), ovvero la più importante unità sul campo di tutte le Forze Armate Italiane. Per capire il suo ruolo, se domani l’Italia venisse invasa da un esercito straniero, sarebbe lui a prendere il comando delle operazioni di difesa e pure a dettare al potere politico le misure da prendere per fronteggiare l’emergenza.
Com’è stato possibile tutto ciò? Semplice: in Italia tra la logica e la burocrazia vince quasi sempre quest’ultima. Dopo la sua destituzione dall’Istituto Geografico, Vannacci era stato assegnato “a disposizione” al Comando delle Forze Terresti, ma sostanzialmente senza alcuna mansione, pagato per fare nulla. Anzi, con tutto il tempo a disposizione per intraprendere un lucroso tour promozionale del suo libro, tra interviste, serate di gala e presentazioni televisive. Nel frattempo, il procedimento disciplinare si è impantanato e alcune forze politiche (Lega in testa) hanno offerto al Generale addirittura la candidatura alle prossime elezioni europee.
Ma la legge e i regolamenti militari dicono che non si può tenere un Generale a fare niente e soprattutto a non fare il Generale (che poi era la cosa che si auspicava tutta l’Italia democratica). Per cui, dato che Vannacci era stato messo a disposizione del COMFOTER “Senza di fatto svolgere una funzione adeguata al suo grado di generale di divisione, cosa che poteva esporre il ministero anche ad iniziative di tutela legale da parte dell’ufficiale”… si è deciso che qualcosa bisogna fargli fare per forza.
E cosa meglio che addirittura il Comandante in Capo?
Si è passati quindi a dovergli trovare una mansione qualsiasi dove non facesse danni a promuoverlo direttamente a Capo del corpo d’armata. E il tutto mentre continua a pubblicizzare il suo libro e non ha ancora sciolto le riserve sulla sua candidatura alle elezioni europee. Se qualcuno nota in tutta questa vicenda un leggero odore di conflitto d’interessi, si turasse pure il naso.
Ovviamente, il fondatissimo sospetto è che il cavillo burocratico sia solo una foglia di fico e che in realtà Vannacci sia stato promosso in quella pozione perché c’era la precisa volontà di farlo. Lanciare il sasso e nascondere la manina dietro gli accordi sindacali e i regolamenti interni. La burocrazia batte la logica quando c’è la precisa volontà politica di farla vincere.
Sebbene le reazioni delle forze d’opposizione siano state veementi (Alessandro Zan del PD ha chiesto a Crosetto di chiarire “come sia stato possibile promuovere un generale che fa politica e esalta discriminazione e odio come valore”), dai banchi del governo appare un soddisfatto compiacimento per la nomina con Gianni Alemanno che “scavalca a destra” pure il Ministro della Difesa, dichiarando: “Chi è farneticante Vannacci o Crosetto? A Vannacci vanno tutte le nostre più sincere congratulazioni, a Crosetto tutta la nostra preoccupazione che a un uomo così sia affidata la Difesa della nostra Nazione”.
Scontate le felicitazioni del tweetatore seriale Matteo Salvini, mentre il premier Giorgia Meloni guarda e tace. Il popolo italiano assiste a questa commedia dove chi decide una tale promozione poi si affretta a dire che era obbligato da motivi burocratici. Nel frattempo il pimpante generale continua a pubblicizzare il suo delirante manifesto anti-moderno e fa sapere che proseguirà il tour promozionale per il suo libro. “Ovviamente lo farò senza rubare tempo al mio nuovo incarico”, assicura.
E infatti, ruberà il nostro, di tempo.