Morgan a Fedez: “La depressione è una cosa seria”

Morgan risponde a Fedez

Dopo le polemiche dei giorni scorsi Morgan risponde con un video su Instagram.

X-Factor sembra essere diventato una polveriera. Questo soprattutto grazie alla verve polemica di Morgan che ne ha per tutti. Nel mentre che si vocifera di una sua sostituzione come membro della giuria, l’ultimo scontro acceso è stato con Fedez è diventato un caso sui social, dato che Morgan lo ha accusato di essere “depresso” e questo riferimento alla malattia come arma di offesa non è passato inosservato.

In un video post pubblicato sul suo profilo ufficiale Instagram, Morgan ha voluto chiarire la questione e la natura del suo scambio di battute con Fedez.

“Non voglio che qualcosa venga percepito come non è. Mi riferisco a uno scambio di battute tra me e Fedez che probabilmente ha creato in lui un disagio. Si è stranito, si è offeso, però io non voglio che venga fraintesa questa cosa e vi spiego perché. Dopo che lui era stato sarcastico per tutta la serata nei miei confronti io rispondevo con altrettanto sarcasmo. A un certo punto, verso la fine, mi fa la morale e gli ho detto: ‘dovresti farmi da psicologo’ e lui ha detto: ‘non è il caso’, così gli ho risposto perché è troppo depresso. Utilizzare la parola depresso è una cosa che ho fatto ironicamente ma più nei miei confronti che nei suoi. La depressione è uno stato che conosco molto bene, perché ho una lunga storia di depressione sia personale che di famiglia e non si creda che sia stata una mia volontà di colpire un ammalato”.

“Non voglio offendere nessuno, per me depressione è una parola che è importante usare proprio per un motivo legato alla mia storia, anche perché mio padre si è tolto la vita nel 1988 per qualcosa che oggi verrebbe chiamata ‘depressione’, ma allora non si chiamava così e credo che se si fosse chiamata ‘depressione’ lui sarebbe ancora vivo e oggi avrebbe ottant’anni. Oppure sarebbe morto di morte naturale e invece no: quando ne aveva 46 anni si è tolto la vita perché ha avuto una crisi depressiva per cui allora, essendo la psicologia più arretrata di oggi, non c’erano molte cure. Se si fosse chiamata ‘depressione’ come oggi, probabilmente si sarebbe salvato, perché i suoi familiari l’avrebbero voluto salvare e invece non ci siamo riusciti”.

“Che io abbia detto ‘depressione’ non è una cosa svilente e negativa nei confronti, perché sono il primo a vivere la depressione e a pensare che è una condizione di sofferenza che però c’è latentemente in tutti, uomini e donne che sono sensibili e fanno della loro sensibilità un lavoro, una creatività, traggono il loro nutrimento da una depressione latente che hanno è che è una condizione tipica di chiunque si chiami, appunto, artista o creativo”.