L’Antitrust contro le patatine “troppo piccanti”

Le Hot Chip Challenge finiscono nel mirino dell'AGCOM

Avviato un procedimento contro le patatine super piccanti “Hot Chip Challenge”, che spopolano come una sfida su TikTok.

Tutta colpa di una sfida su TikTok che è diventata virale. Le Hot Chip Challenge sono patatine super piccanti vendute in confezioni a forma di bara, con l’esplicito messaggio rivolto ai consumatori che mangiarle rappresenta una vera e propria prova di coraggio.

Questo tipo di promozione non era sfuggito all’Unione Nazionale Consumatori , che aveva segnalato tale condotta all’AGCOM, l’autorità antitrust italiana. Che ora ha avviato un procedimento contro la società Dave’s, in qualità di distributore in Italia del prodotto, con sede legale nella Repubblica Ceca.

Nel comunicato con cui l’Unione Nazionale Consumatori prende atto dell’avvio del procedimento, dichiara. per voce del suo presidente Massimiliano Dona: “Dopo il ministero della Salute, che ha assegnato ai carabinieri del NAS il compito di indagare sulla patatina, ora è la volta dell’Antitrust che ha accolto in pieno le nostre tesi. Una battaglia importante che stiamo facendo considerato che la patatina è venduta liberamente, anche ad adolescenti, come se fosse una sfida”.

Nella nota del procedimento, l’AGCOM precisa: “Il professionista nella distribuzione e commercializzazione del prodotto denominato Hot Chip Challenge, attraverso il richiamo ad una challenge, ovvero attraverso il claim ‘quanto riuscirai a resistere senza correre a bere qualcosa che spenga questo incendio?’, avrebbe sfruttato l’elemento della sfida e della relativa pericolosità come leva per accrescere l’attrattività del prodotto, e di conseguenza delle vendite, in modo da indurre i consumatori (specie, minori adolescenti) a trascurare le normali regole di prudenza e vigilanza. Una condotta connotata da profili di particolare pericolosità in considerazione della giovane età, comunque adolescenziale, dei potenziali acquirenti ovvero in considerazione della risonanza che la stessa sfida è in grado di avere attraverso la massiccia diffusione sui social media che potrebbe integrare una fattispecie di pratica commerciale scorretta in violazione del Codice del Consumo”.