“Cervo Bambotto ucciso senza motivo”

Bambotto

Cervo Bambotto ucciso, il cervo cresciuto tra le case di Pecol, era un simbolo del paese

A parlare è Donatella Zendoli, la donna che ha denunciato la morte dell’animale.

Chi era Bambotto?

La storia di Bambotto è una storia di amore, perdita e indignazione. Bambotto era un cervo che viveva nel villaggio di Pecol, nel bellunese, e che era amato da tutta la comunità. Era un animale amichevole e socievole, che si avvicinava alle persone per chiedere cibo e attenzione. Bambotto era stato allevato da Donatella Zendoli, che aveva vissuto con lui per sette anni da quando era nato. I bambini del villaggio venivano spesso a fare foto con lui ed era un simbolo di amore per la natura e di rispetto per gli animali.

“Ho vissuto con Bambotto per 7 anni, per tutta la sua vita, dal giorno in cui è nato. La mamma ce lo aveva portato sullo zerbino di casa. I cervi non sono tutti così, lei e suo figlio erano di questa indole, non sono mai stati foraggiati, erano semplicemente così. E non ha mai dato segni di aggressività, questa è una notizia falsa diffusa solo per giustificare il suo abbattimento. Girava per le nostre case, dormiva di fronte alle nostre porte. Tendeva a scappare dalle persone che lo afferravano per le corna. Ho filmati che attestano che si metteva con la testa davanti alla finestra della mia cucina, mentre impastavo e preparavo da mangiare. Prendeva le mele dalle mie mani. A lei, un animale così, sembra aggressivo?”

Bambotto è stato ucciso da un cacciatore di 23 anni

La morte di Bambotto ha suscitato grande indignazione nella comunità di Pecol. Donatella Zendoli ha parlato dell’accaduto e lo ha denunciato alle autorità. L’Ente nazionale per la protezione degli animali sta valutando la possibilità di sporgere denuncia contro il cacciatore che ha ucciso Bambotto.

Sui social la donna ha scritto:

“Un messaggio per ricordarlo perché quel cervo, tanto dolce quanto maestoso con il suo elegante palco che gli ornava la testa, è stato ucciso: “Ho scritto ERA perché Bambotto è morto. Ammazzato da un miserabile che crede di aver compiuto un’impresa e invece si è solo marchiato a vita come un poveraccio che ha sparato a un animale che ti mangiava dalle mani e si faceva coccolare fino ad addormentarsi tranquillo. Cosa può esserci nel cuore di un caso umano che uccide per puro divertimento? La caccia non è uno sport! È una barbarie senza alcun senso. Con tutto il dolore possibile voglio dire a questo essere che lo disprezzo dal profondo dell’anima e siccome confido in una sorta di equilibrio tra il bene e il male, aspetto di vedere come sarai ricompensato. Vigliacco vergognati!

Perché è stato ucciso?

Le dichiarazioni rilasciate da Donatella Zendoli a Fanpage.it

Il ragazzo che ha abbattuto Bambotto aveva giurato che lo avrebbe fatto. Lo aveva detto diverse volte. Io lo conosco da quando è piccolo ed è sempre stato educato. Ma di recente era diventato spavaldo e arrogante, si era armato. E sul suo profilo, prima che lo chiudesse, aveva foto con alcuni suoi compagni con animali appena uccisi e con i fucili per aria.

Appena hanno fatto questa telefonata anonima, in cui denunciavano che Bambotto era aggressivo, lui è partito con il fucile e gli ha sparato, senza ragione. Lo ha trovato nel suo solito posto. Anche se c’era un patto fra i cacciatori storici, con loro siamo cresciuti insieme. Io non approvo la caccia, penso sia una barbarie. Ma questi hanno un’etica, ci sono delle regole, e lo hanno sempre preservato da tutto.

Da noi, quando si apre la stagione venatoria, c’è una lista dei capi che si possono abbattere. I cacciatori possono abbattere solo quelli e quando lo fanno bisogna obbligatoriamente segnalarlo, firmando e inserendo tutte le caratteristiche dell’abbattimento. Quindi, la storia del cacciatore anonimo non regge, sappiamo tutti chi è che ha ucciso Otto.

Cosa rappresentava Bambotto per la vostra comunità

Era la nostra mascotte, il simbolo della nostra piccola comunità. Noi siamo il paese dei cervi, sono l’attrazione di Pecol, vengono da tutta Europa a vederli. Perché si fidano talmente di noi che stanno vicino al borgo tranquilli. Non vengono foraggiati, noi il cibo lo diamo nelle mangiatoie autorizzate, specialmente d’inverno, e cerchiamo di tenerli in vita.