Si aggrava il bilancio della strage di civili operata dalle milizie di Hamas nel villaggio di Kfar-Aza, a ridosso del confine con la Striscia di Gaza.
Duecento israeliani sono stati uccisi, massacrati nelle loro case, tra cui 40 bambini e neonati, da un nutrito gruppo di militanti di Hamas che non ha fatto prigionieri
La stazione televisiva i24News che ha citato l’ONG Zaka, che partecipa all’identificazione dei corpi e che ha permesso alla stampa di avvicinarsi al sito, ha riportato le cifre dell’orrore. Nelle case del kibbutz una scia di sangue si estende ovunque e si ferma di fronte ai corpi senza vita che giacciono sul terreno. I coloni israeliani che sono stati cacciati, tirati giù dal letto e uccisi senza pietà.
L’attacco a sorpresa
Kfar Aza è una piccola comunità a circa 200 metri dal confine con Gaza. Un posto ben tenuto pieno di bambini, passeggini, giardini e case dalle pareti colorate. Non è rimasto niente. Un attacco feroce e a sorpresa. Molti erano in camera da letto, alcuni avevano valigie imballate, ma forse erano abituati al perenne clima di tensione che si respira da anni nella zona. Tutti sono stati uccisi con fucili, granate e coltelli. Alla fine del massacro, le loro abitazioni sono state incendiate così come le automobili e i corpi delle vittime.
Gli altri villaggi
Kfar Aza non è l’unico kibbutz a morte che è stato assalito nei giorni scorsi. Altre comunità lungo la Striscia sono state colpite in modo pesante. Nel Kibbutz Bèeri, teatro di un altro massacro di civili, sono stati trovati i corpi di 103 terroristi di Hamas, caduti in uno scontro a fuoco con l’esercito, come ha dichiarato il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari, citato dal Times of Israel. Una guerra spietata, il numero di vittime è in costante cambiamento, con la popolazione civile che paga il prezzo più alto.